lunedì 6 maggio 2024

I folletti italiani dalla lettera A alla lettera Z: lettera C




Camandöi.

Chi è cresciuto nella nostra campagna, sa che gli Elfi non sono prerogativa dell’Irlanda. Nei racconti dei nostri vecchi si favoleggiava che queste creature fantastiche, i Camandöi, abitassero nelle isole e nei fitti boschi del lago di San Martino.La nostra zona un tempo era bagnata da laghi e paludi, il più esteso il Lago Gerundo. Si estendeva da Lodi a Ovest fino a Offanengo a Est, e da Brembio a Nord, fino a Pizzighettone a Sud, formato dal Serio e dall’Add. Più piccolo quello di San Martino formato dall’Oglio. Varie imbarcazione solcavano le acque, mentre paesi e Abbazie sorgevano nei luoghi di approdo.

Cà di Bragöla: Secondo la tradizione della Val Cavargna, il grande roccione bianco che domina il sentiero che porta a Tavagnago è considerato l’abitazione dei Folletti Bragöla. Ai più fortunati può capitare, nel primo mattino, di vedere stesi ad asciugare sotto la Cà di Bragöla, dei piccoli rettangoli di stoffa bianca: sono i pannolini dei bragoletti che le mamme hanno steso ad asciugare.

Calcaròt: Feroce Folletto notturno, molto vicino alla specie degli Incubi. Vive in Veneto e nell’Alto Adige.

Il Calcaròt e praticamente invisibile e nessuno è mai riuscito a descriverlo. Di lui si sa solo che si diverte a turbare il sonno dei dormienti sedendosi sul loro petto.

Calcatrapole: Folletto notturno, parente del Calcaròt, che vive nelle campagne del veronese e del bresciano

Calcaveggh: Folletto notturno, simile agli Incubi, molto diffuso nella Valle Anzasca e nella provincia di Novara.

Calcutt: Folletto friulano fastidioso come gli Incubi.

Carcaveja: Folletto piemontese che ha tutte le caratteristiche degli Incubi. Non si hanno, però, notizie certe della sua attuale sfera d’azione.

Chiusini: Sono dei buffi Folletti conosciuti nel Senese che arrivano la sera nelle case a far chiudere gli occhi ai bambini capricciosi che non vogliono addormentarsi. Probabilmente il nome deriva da questa bizzarra attività.

Cialciut: Creatura errante della notte, conosciuta in Veneto e in Friuli, piccola e ricoperta di peli ispidi. Come tutti gli Incubi turba il sonno degli uomini sedendosi sul loro petto.

Il Cialciut, secondo alcune leggende, sarebbe una specie di vampiro che succhia il sangue a chi sorprende addormentato sul ciglio delle strade.

Ciappin: Folletto diabolico che imperversa in Lombardia e Piemonte

Crocchia-Ossa: Repellente nano notturno che nei tempi antichi era facile incontrare accanto ai patiboli o ai margini dei campi di battaglia. Oggi questa razza degenere di nani, come molte altre genie di Folletti e di esseri fatati, ha abbandonato il mondo degli uomini per sprofondare nel sottosuolo dei cimiteri. Si dice che il Crocchia-Ossa scavi gallerie interminabili, anche di parecchie centinaia di chilometri. Collegando tra loro diversi cimiteri della regione dove dimora. Il Crocchia-Ossa si nutre di cadaveri e di vipere. Dal loro veleno ricava un distillato, tanto inebriante, quanto schifoso al palato.

Crüsc: Piccoli Folletti di indole benevola diffusi soprattutto sulle Alpi Lepontine. Chiamati anche Ometti, sono alti più o meno come un bambino di tre anni, hanno le dita dei piedi accavallate e sono molto forti. Amano rubacchiare nelle dispense degli alpeggi, ma spesso in cambio del cibo lasciano monete o pezzi d’oro. Come tutti i Folletti sono molto permalosi e possono arrabbiarsi per un nonnulla.

Per non incorrere nella loro ira basta fingere di non vederli, l’indifferenza è sempre la migliore arma per liberarsi dei Folletti dispettosi.

Cules: folletto piemontese che ha le sembianze di una fiammella danzante. Spesso è considerato uno degli aspetti che assume il Servan.

Cuscu: Folletto calabrese particolarmente maligno.

sabato 4 maggio 2024

I folletti italiani dalla lettera A alla lettera Z: lettera B

 



Baffardello:Folletto toscano con caratteristiche simili al Linchetto. Vive vicino alle case dei contadini o alle stalle dove sono custoditi gli animali della fattoria. Spiritello dispettoso, si diverte a fare complicate trecce al pelo degli animali e, in particolar modo, alle chiome delle belle ragazze.
E’ talmente abile, ad intrecciare capelli impastandoli con la saliva, che è praticamente impossibile sciogliere il groviglio che ne deriva.

Barabanèn:Folletto benevolo, ma anche molto fastidioso, che vive nei pressi di Imola in provincia di Bologna. Il Barabanèn da alcuni è conosciuto anche con il nome di Cardinalèn. Indossa un saio rosso, molto simile a quello pretalizio dei vescovi, e un berretto del medesimo colore. Alto dai 40 ai 50 centimetri, il Barabanèn è dispettoso e impertinente. Come tutti i Folletti, ama nascondersi e spostare gli oggetti, costruire ostacoli invisibili in cui fare inciampare la gente, architettare situazioni imbarazzanti, suggerire sogni bizzarri e inquietanti e, naturalmente, di notte rumoreggiare fino a tarda ora.

Barabao:

Folletto di origine veneta di cui non si hanno più tracce. Nessuna delle leggende che lo riguardano racconta perché, un bel giorno, senza nessuna ragione apparente, decise di abbandonare il mondo degli uomini. Ancora oggi, però, questa piccola creatura viene evocata dai genitori per far quietare i bambini cattivi. Le sembianze del Barabao non sono delle più rassicuranti: ha il volto brutto e irto di peli, indossa abiti vecchi e rammendati.

La descrizione del Barabao.

Ai piedi porta due enormi zoccoli e sulla folta capigliatura inalbera un cappello rosso a cono. Simile a un gigante in miniatura, il Barabao abitava in campagna. Spesso trovava fissa dimora nelle case dei contadini. Per ricompensarli dell’ospitalità, sovente li aiutava nei lavori più duri della cura dei campi.
Il Barabao era una gran lavoratore e, se veniva trattato con il dovuto rispetto, poteva lavorare anche per giorni interi senza mai fermarsi. Al contrario, se offeso o maltrattato diventava cattivo e dispettoso. In provincia di Venezia, il Barabao è chiamato anche Baraban, mentre in quella di Treviso è chiamato Barbarù.

Barabio: Folletto molto brutto diffuso nelle Langhe e in provincia di Cuneo. Ha l’abitudine di inseguire e spaventare i bambini che non tornano a casa prima del tramonto. Il suo aspettoè  demoniaco.

Barbariccia:Vedi: Luo Barabicchou.

Barbaricciu:Vedi: Luo Barabicchou.

Barbariciu Cutel:Folletto veneto con caratteristiche simili al Barabao, solo molto più brutto e cattivo. Il Barbariciu Cutel ha gli occhi fiammeggianti, un grosso naso. In spalla porta un sacco dove mette i bambini capricciosi che cattura. Quando ha fame, con il gran coltellaccio che porta alla cintola taglia a fette le sue prede e se le mangia.

Basadone:Folletti volanti che si lasciano trasportare dalla brezza leggera del vento. Come tutte le cosiddette “creature del vento”, sono quasi sempre invisibili. Il nome deriva dal dialetto trentino e significa “baciadonne”. Sono spiritelli di natura benevola. Solitamente trattengono i fanciulli in casa quando è imminente la bufera. Secondo la tradizione fantastico-popolare della valle dell’Adige e della Val di Non, invece, il Basadone personifica l’Ostro. Si tratta del vento che soffia dal sud, e nella stessa Val d’Adige. Si racconta che avrebbe al suo seguito parecchi servi, brutti e buffi, con i quali scorrazza per i campi.

Beilhund:Folletto trentino caratterizzato dal fatto di non aver braccia né gambe. Il suo corpo è simile al manico di un’ascia e la testa ha forma di scure. Il Beilhund si diverte a sostituirsi all’accetta del boscaiolo. Scappa ridendo quando qualcuno tenta di usarlo per spaccare la legna. Dal carattere mutevole, come tutti i Folletti, il Beilhund può trasformarsi in una vera ascia affilata e inseguire i suoi molestatori.

Berbéch: Folletto dispettoso molto diffuso nel bergamasco. Il Berbéch insieme ai suoi inseparabili compagni, Malésen e Sblésen, combina scherzi di ogni tipo. Secondo altre credenze il trio di Folletti fa parte della vasta schiera di diavoletti che ancora oggi popolano le campagne italiane.

Bérlic: Folletto dalle caratteristiche ambigue, diffuso in Val d’Aosta. Durante la notte assume la forma di un’ombra, e penetra nelle stalle rendendo la vita difficile a mucche e capre. Una volta scoperto, si fissa al soffitto sotto forma di una luna splendente.

Bobboi: Folletto decisamente brutto e cattivo che vive nel nuorese. Simile nell’aspetto al Barabio e nei comportamenti al Barbariciu Cutel. Ha l’abitudine di rapire i bambini cattivi e mangiarseli.

Bragöla: Folletti che abitano la valle comasca di Cavargna. Dal carattere imprevedibile. Hanno occhi piccoli e scintillanti. Sono molto bravi nel nascondersi tra i cespugli. E’ facile scovarli seguendo i borbottii e i bisbigli che continuano a emettere. Il loro scherzo preferito consiste nel nascondersi e improvvisamente lanciarsi addosso agli incauti viandanti.
I Bragöla hanno anche l’abitudine di assumere la forma di palla pelosa e lasciarsi scivolare lungo i pendii della valle. Un’altra loro cattiva abitudine consiste nell’intrufolarsi nelle case per rubare castagne e latte. I Bragöla non sopportano le meschinità umane. Al contrario, sono disponibili ad aiutare nei lavori dei campi le persone che ritengono simpatiche e che lasciano pronte per loro la falce insieme a un poco di cibo.

Bügn: Creatura fantastica, molto simile ad un Folletto, che solo pochi sventurati hanno visto. Solitamente il Bügn abita nei laghi, nei fiumi e nelle pozze di acqua stagnante della provincia di Mantova. Il Bügn si manifesta quando vengono gettati dei sassi nell’acqua.Solo allora, si può scorgere a malapena la sua bocca irta di denti.

giovedì 2 maggio 2024

I folletti italiani dalla lettera A alla lettera Z: lettera A

 


Ammutandori, Ammutantori, Ammuttatori: Gracili Folletti sardi che vivono nel Logudoro, in provincia di Sassari. Abituati a combinare scherzi e burle agli uomini, ma soprattutto alle belle ragazze in età da marito. Sono considerati dei veri e propri Incubi. Sono alti un paio di spanne e sulla fronte riccioluta portano un cappello rosso che non abbandonano mai. Secondo la tradizione popolare, chi riesce ad impossessarsi di uno di questi berretti potrà barattarlo con una piccola pignatta piena d’oro. Simili agli Ammutandori sardi sono gli Ammutandori che vivono in Sicilia. Questi erò portano in testa ben sette berretti, uno dei quali è zeppo di monete d’oro.

Ana Sosana:Diffuso nella provincia di Bergamo, è uno dei tanti folletti italiani, di cui si è persa ogni traccia. Si racconta che era solito nascondersi sotto i comignoli. E che si divertiva a gettare rametti e foglie secche nelle pentole dove cuoceva la polenta o dove bolliva la minestra. In provincia di Brescia questo genere di folletti è chiamato anche Ana Sonana.




Augurie: Folletto della famiglia degli Augurielli che vive in provincia di Bari.

Augurielli:Folletti domestici molto popolari in gran parte dell’Italia meridionale, in special modo in Calabria, nella provincia di Catanzaro. Spiritelli paffuti con piedi rotondi a forma di zoccolo di cavallo e un berretto rosso sulla testa riccioluta. Vivono nelle case coloniche abitate da sette famiglie.

Gli Augurielli sono i folletti italiani che stando al loro nome dovrebbero portare fortuna a chi li incontra.

Sono molto gelosi della loro casa. Quando gli inquilini cambiano, i nuovi arrivati sono bersaglio per molto tempo di scherzi e dispetti. Gli Augurielli sono attratti da tutto ciò che luccica. Quindi, per farseli amici è bene regalare loro piccoli pezzi di metallo ed oggetti di piccole dimensioni. Essi verranno subito nascosti in depositi segreti. Quando si scopre uno di questi depositi conviene controllare ciò che contiene. Potrebbero infatti esserci anche oggetti di un certo valore.

Il Baphomet

Bafometto è un idolo pagano, della cui venerazione furono accusati i cavalieri templari. Ricorrente nella letteratura occultista del XIX secolo, ne esistono varie descrizioni ed iconografie: un idolo con un teschio di caprone e una testa barbuta. Il nome fu poi ripreso, nello stesso secolo, dai sostenitori dell'occultismo. L'etimologia del nome, controversa, è ancora oggi incerta. 




Il nome di Baphomet, come suggerisce anche l'illustrazione di Eliphas Lévi, è stato inoltre associato col tempo alla figura di Satana e, da alcuni satanisti, a quella del Dio buono sumero-babilonese Enki, secondo le loro credenze, protettore dell'umanità e il cui simbolo era una capra, rivale del Dio ebraico Yahweh considerato il crudele demiurgo gnostico. Le corna sarebbero mascheramenti dei raggi del volto di Enki, disegnati per celarlo alla Chiesa. Il termine ricorre per la prima volta nei verbali del processo contro i Cavalieri templari; durante la soppressione dell'ordine fu sostenuto dall'Inquisizione che i cavalieri usassero un Bafometto come parte delle loro cerimonie di iniziazione. Questo fatto, oltre ad altre asserzioni, fece sì che il loro Ordine religioso fosse accusato di eresia e idolatria e i suoi membri perseguitati. Essendo un nome estorto sotto tortura durante gli interrogatori dei Templari, non si può escludere che possa essere stato originato semplicemente come un'onomatopea o un errore di trascrizione dei verbali, nei quali in effetti il termine ricorre per la prima volta; la presenza del baphomet fu utilizzata dagli inquisitori (istigati dal re di Francia Filippo IV il Bello) per aggiungere l'idolatria alle altre infamanti accuse nei confronti dell'Ordine, allo scopo di distruggerlo. Tra le ipotesi sull'origine del nome vi è la possibilità che esso sia una storpiatura del nome "Mahomet". Una più recente e conosciuta descrizione raffigura il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno e una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall'opera di Eliphas Lévi Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell'alta magia) del 1855-56. Il Bafometto, come suggerisce l'illustrazione di Lévi, è stato occasionalmente interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell'Inferno. Nella testa del Bafometto di Lévi era inscritto un pentacolo, che è un simbolo in seguito adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell'occultismo. Una testa di capro inscritta in un pentagramma invertito, è un simbolo occasionalmente adottato dai satanisti. La testa, le corna e la torcia insieme prendono la forma di un fiore di giglio. La " Capra Sabbatica " disegnata da Éliphas Lévi , è composta da elementi binari che rappresentano la "simbolizzazione dell'equilibrio degli opposti": metà umano e metà animale , maschio e femmina , bene e male .L'intenzione di Lévi era di simboleggiare il suo concetto di equilibrio, con Baphomet che rappresenta l'obiettivo del perfetto ordine sociale. Nel corso della storia la figura del Baphomet è stato adottato come simbolo di Satana ma anche utilizzato dai seguaci Wicca e dalla cultura occultista. In definitiva il Bafometto non ha una collocazione precisa e condivisa ma rappresenta un mix di significati ed interpretazioni che lo rendono un simbolo dalle mille facce e dalle infinite storie tutte molto affascinanti e appassionanti.

mercoledì 1 maggio 2024

Tempi propizi e Ruota dell'Anno

Nel passato, quando le persone vivevano con la natura, il volgere delle stagioni ed i cicli mensili della Luna avevano un profondo impatto sulle cerimonie religiose. Poiché la Luna era vista come un simbolo della Dea, si tenevano delle cerimonie di adorazione e di magia al suo chiarore. Anche l’arrivo dell’inverno, i primi segnali della primavera, la calda estate e l’avvento dell’autunno, erano segnati da questi rituali.

I Wiccan, eredi delle religioni popolari pre-Cristiane europee, celebrano ancora la Luna Piena ed osservano i cambi delle stagioni. Il calendario religioso Wiccan contiene 13 celebrazioni della Luna Piena ed otto Sabbat, o giorni di potere.
Quattro di questi giorni (o più propriamente notti) sono determinati dai Solstizi e dagli Equinozi,  gli inizi astronomici delle stagioni. Le ricorrenze degli altri quattro rituali si basano su antiche feste popolari (e, in un certo modo, quelle dell’antico Vicino Oriente). I rituali danno una struttura ed ordine all’anno Wiccan, ed inoltre ci ricordano del ciclo infinito che continuerà a molto lungo anche quando noi non ci saremo più.


Quattro Sabbat –forse quelli che sono stati osservati più a lungo- probabilmente erano associati all’agricoltura ed ai cicli di gestazione degli animali. Sono Imbolc (2 febbraio), Beltane (30 aprile), Lughnasadh (1 agosto) e Samhain (31 ottobre). Questi nomi sono celtici e sono abbastanza comuni tra i Wiccan, anche se ne esistono molti altri.
Quando una attenta osservazione dei cieli portò ad una conoscenza pratica dell’anno astronomico, i Solstizi e gli Equinozi (circa il 21 marzo, 21 giugno, 21 settembre, e 21 dicembre) furono introdotti in questa struttura religiosa.
Chi cominciò per primo ad adorare e ad accumulare le energie in quei giorni? Non si può rispondere a questa domanda. Tuttavia, questi giorni e queste notti sacre sono l’origine delle 21 festività rituali Wiccan.


Molte di queste sopravvivono ancora oggi sia in forma secolare che religiosa. Celebrazioni
del Primo Maggio, Halloween, il Giorno della Marmotta ed anche il Ringraziamento, per citare
alcune popolari feste americane, sono tutti connessi ad antiche celebrazioni Pagane. Inoltre, nella Chiesa Cattolica, sono state mantenute delle versioni fortemente cristianizzate dei Sabbat.
I Sabbat sono riti solari, che segnano la posizione del ciclo annuale del Sole, e sono la metà dell’anno rituale Wiccan. Gli Esbat sono le celebrazioni Wiccan per la Luna Piena. In quei giorni ci incontriamo per adorare Colei che È. Non che i Wiccan dimentichino il Dio durante gli Esbat – entrambi di solito sono onorati in tutte le occasioni rituali.
Ci sono dalle 12 alle 13 Lune Piene ogni anno, una ogni 28 giorni e ¼. La Luna è un simbolo della Dea, come pure una fonte di energia. Così, dopo l’aspetto religioso degli Esbat, i Wiccan spesso praticano la magia, attingendo alle grandi quantità di energia che riteniamo esistano in quei giorni.
Alcuni antichi festival Pagani, spogliati dalla dominazione della Cristianità delle loro qualità un tempo sacre, sono degenerati. 
Ma la antica magia rimane in questi giorni e notti, ed i Wiccan li celebrano. I rituali variano di molto, ma sono tutti collegati alla Dea ed al Dio, ed alla nostra casa, la Terra. 
Molti riti si tengono di notte per motivi pratici, ma anche per conferire un senso di mistero. I Sabbat, dato che sono orientati al Sole, si celebrano più naturalmente a mezzogiorno, o al tramonto, ma oggi questo è raro.


I Sabbat ci raccontano una delle storie della Dea e del Dio, della loro relazione, e dell’effettoche questa ha sulla fecondità della Terra. Ci sono molte variazioni a questi miti, ma questa qui è abbastanza comune, e comprende delle descrizioni basilari dei Sabbat.
La Dea dà alla luce un figlio, il Dio, a Yule (circa il 21 dicembre). Questo non è affatto un adattamento della Cristianità. Il Solstizio d’Inverno è stato a lungo visto come un momento di nascita divina. Si diceva che Mitra fosse nato in quel giorno. I Cristiani lo hanno semplicemente adattato a loro uso nel 273 d.C.
Yule è il momento della massima oscurità ed è il giorno più corto dell’anno. I popoli antichi hanno notato questo fenomeno e supplicavano le forze della natura di allungare i giorni ed accorciare le notti. I Wiccan talvolta celebrano Yule poco prima dell’alba, poi guardano il Sole sorgere come il finale migliore per i loro sforzi.
Dato che il Dio è anche il Sole, questo segna anche il momento dell’anno in cui il Sole rinasce. Perciò i Wiccan accendono fuochi o candele per dare il benvenuto al ritorno della luce del
Sole. 
La Dea, che dorme per tutto l’inverno del Suo travaglio, si riposa dopo il parto.
Yule è ciò che resta degli antichi rituali celebrati per affrettare la fine dell’inverno ed i doni della primavera, quando il cibo era di nuovo a disposizione in abbondanza.
Imbolc (2 febbraio) segna il recupero della Dea dopo aver dato alla luce il Dio. I momenti di luce sempre più lunghi La risvegliano. Il Dio è un fanciullo giovane e vigoroso, ma si avvertono i Suoi poteri nelle giornate più lunghe. Il calore feconda la Terra (la Dea), fa crescere germogliare i semi. E così si notano i primi accenni della primavera.
Questo è un Sabbat di purificazione dopo la vita rintanata dell’inverno, attraverso i poteri di rinnovamento del Sole. È anche una festa della luce e della fertilità, un tempo caratterizzata in Europa da grandi fuochi, torce e falò di ogni tipo. Il fuoco qui rappresenta la nostra illuminazione ed ispirazione proprio come la luce ed il calore.
Imbolc è anche conosciuto come la Festa delle Torce, Oimelc, Lupercalia, la Festa di Pan, il Festival dei Bucaneve, La Festa della Luce Crescente, il giorno di Brigida, e probabilmente con
molti altri nomi. Alcune donne Wiccan seguono l’antica usanza scandinava di indossare corone di candele accese in testa, ma molte altre persone portano candele durante le loro invocazioni.
Questo è uno dei momenti tradizionali di iniziazione nei coven, e così si possono eseguire rituali di auto-consacrazione, come quello accennato nel Capitolo Dodici, o si possono anche
rinnovare quelli già fatti.
Ostara (circa il 21 marzo), l’Equinozio di Primavera, conosciuto anche come Primavera, Riti della Primavera, e Giorno di Eostra, segna il primo autentico giorno di primavera. Le energie della
natura passano delicatamente dalla pigrizia dell’inverno alla esuberante espansione primaverile. La Dea ricopre la Terra di fertilità, irrompendo dal Suo sonno, mentre il Dio si sgranchisce e passa alla maturità. Egli cammina per i verdi prati e si delizia nell’abbondanza della Natura.
Durante Ostara le ore del giorno e della notte sono uguali. La luce sta superando l’oscurità;
la Dea ed il Dio portano alla riproduzione le creature selvatiche della Terra.
Questo è un periodo di inizi, di azione, di incantesimi per seminare ciò che sarà raccolto in futuro, e per prendersi cura dei giardini rituali.

Beltane (30 aprile) segna l’emergere del giovane Dio all’età adulta. Risvegliato dalle energie all’opera nella Natura, Egli desidera la Dea. Si innamorano, giacciono fra l’erba ed i boccioli, e si uniscono. La Dea rimane incinta del Dio. I Wiccan celebrano il simbolo della Sua fertilità con un rituale.
Beltane (conosciuto anche come Giorno di Maggio) è stato a lungo caratterizzato da feste e rituali. I pali di maggio, simboli notevolmente fallici, erano il punto focale degli antichi rituali nei villaggi inglesi. Molte persone si svegliavano all’alba per raccogliere fiori e frasche verdi dai campi e dai giardini, e li usavano per decorare il palo di maggio, le loro case, e loro stessi.
I fiori ed il verde simboleggiano la Dea; il palo di maggio il Dio. Beltane segna il ritorno della vitalità, della passione e delle speranze consumate.

I pali di maggio talvolta sono usati dai Wiccan oggi durante i rituali di Beltane, ma il calderone è il punto focale più comune della cerimonia. Esso rappresenta, naturalmente, la Dea –
l’essenza della femminilità, la fine di tutti i desideri, uguale, ma opposto al palo di maggio, che rappresenta il Dio.
La Mezza Estate, il Solstizio d’Estate (circa il 21 giugno), conosciuto anche come Litha, arriva quando i poteri della natura raggiungono il loro punto più alto. La Terra trabocca della fertilità della Dea e del Dio.
In passato, si saltava oltre i falò per incoraggiare la fertilità, laPurificazione, la salute e l’amore. Il fuoco ancora una volta rappresenta il Sole, festeggiato in questo giorno con il maggior numero di ore di luce.
La Mezza Estate è un classico giorno per tutti i tipi di magie.
Lughnasadh (1 agosto) è il giorno del primo raccolto, quando le piante della primavera appassiscono, e rilasciano i loro frutti o i semi affinché noi possiamo usarli ed anche per assicurare futuri raccolti. 

In modo mistico, anche il Dio fa così, e perde la sua forza, mentre il Sole sorge sempre più lontano a Sud ogni giorno, e le notti si allungano. La Dea osserva con dolore e gioia, mentre comprende che il Dio sta morendo, eppure vive dentro di Lei come Suo figlio.
Lughnasadh, conosciuto anche come Vigilia d’Agosto, Festa del Pane, Casa del Raccolto e Lammas, non era necessariamente celebrato in questo giorno. Originariamente coincideva con il
primo giorno di raccolto.
Con il passare dell’estate, i Wiccan ricordano il suo calore ed i suoi doni nel cibo che mangiamo. Ogni pasto è un atto di armonizzazione con la natura, e ci ricorda che niente è costante
nell’universo.
Mabon (circa il 21 settembre), l’Equinozio d’Autunno, è il completamento del raccolto cominciato a Lughnasadh. Ancora una volta notte e giorno sono uguali, bilanciate dal Dio che si prepara a lasciare il Suo corpo fisico e comincia la grande avventura nell’ignoto, verso il rinnovamento e la rinascita della Dea.
La natura declina, ritrae i suoi doni, si prepara per l’inverno e per il suo periodo di riposo. La Dea sonnecchia con il Sole che si indebolisce, anche se il fuoco brucia nel Suo ventre. Lei sente la
presenza del Dio anche mentre Egli svanisce.
A Samhain (31 ottobre), i Wiccan si congedano dal Dio. Questo è un addio temporaneo. Egli non è avvolto dall’oscurità eterna, ma si prepara a rinascere dalla Dea a Yule.
Samhain, conosciuto anche come Vigilia di Novembre, la Festa dei Morti, la Festa delle Mele, ed Ognissanti, una volta indicava il tempo del sacrificio. In alcuni luoghi era in momento in cui gli animali venivano macellati per assicurasi il cibo per tutta la profondità dell’inverno. 

Il Dio, identificato con gli animali, cadeva per assicurare la continuazione della nostra esistenza.
Samhain è un momento di riflessione, per guardarsi indietro nell’anno trascorso, per venire a patti con l’unico fenomeno della vita sul quale non abbiamo controllo –la morte.
I Wiccan sentono che questa notte la separazione tra la realtà fisica e quella spirituale è sottile. 

I Wiccan ricordano i loro antenati e tutti quelli che sono andati prima.
Dopo Samhain i Wiccan celebrano Yule, e così la ruota dell’anno è completa.
Sicuramente ci sono dei misteri sepolti qui. Perché il Dio è il figlio e poi l’amante della Dea? Questo non è un incesto, è un simbolismo. 

In questa storia agricola (uno dei molti miti Wiccan) la sempre mutevole fertilità della Terra è rappresentata dalla Dea e dal Dio. Questo mito parla dei misteri della nascita, della morte, e della rinascita. Celebra gli aspetti meravigliosi e gli splendidi effetti dell’amore, ed onora le donne che continuano la nostra specie.
Inoltre indica la vera e propria dipendenza che gli umani hanno nei confronti della Terra, del Sole e della Luna, e degli effetti delle stagioni nella nostra vita di tutti i giorni.
Per le popolazioni agricole, la spinta maggiore di questo ciclo mitologico è la produzione di cibo attraverso l’azione reciproca tra la Dea ed il Dio. Il cibo –senza il quale noi tutti moriremmo- è intimamente collegato alle divinità. 

Infatti, i Wiccan vedono il cibo come un’altra manifestazione dell’energia divina.

E così, osservando i Sabbat, i Wiccan si armonizzano con la Terra e le sue divinità.
Riaffermano le loro radici con la Terra. Anche eseguire rituali nelle notti di luna piena rafforza la loro connessione in particolare con la Dea.
Il Wiccan saggio celebra i Sabbat e gli Esbat, perché sono momenti di potere reale ed anche simbolico. Onorarli in qualche modo –forse con riti simili a quelli suggeriti nel Libro delle Ombre degli Obelischi- è parte integrante della Wicca.

martedì 30 aprile 2024

Streghe di carta - Libri consigliati:Striaria. Grimorio di stregoneria rituale di Dragon Rouge

















Editore: Aradia

Data di Pubblicazione: 1 gennaio 2009

EAN: 9788890150074

ISBN: 8890150076

Pagine: 126

Formato: brossura


Descrizione Striaria. Grimorio di stregoneria rituale

Questo grimorio di stregoneria rituale contiene tutti gli insegnamenti e tutte le pratiche necessarie ad una iniziale formazione di un apprendista di Striaria. Striaria è una tradizione della stregoneria italiana recuperata attraverso esperienze medianiche. Una parte delle pratiche che sono state riunite sotto il nome di Striaria sono veramente molto antiche e risalgono presumibilmente al periodo romano, altre provengono invece dal periodo medievale e rinascimentale. Striaria si propone di ristabilire in Italia una Bonam Societatem vecchio stile attraverso la creazione di una nuova stirpe di streghe secondo antica concezione. Tra gli argomenti: Striaria, Genesi di una strega, L'apprendistato, La chiamata, Il feudo della strega, La strega è immortale, L'arte del non fare, L'arte di sognare, Divinare con i segni, Il culto degli Antenati, Il culto di Diana Lucifera, Il sabba di Striaria, E tanto altro.

Alcune di queste pratiche sono veramente molto antiche e risalgono presumibilmente al periodo romano, altre provengono invece dal periodo medievale e rinascimentale.


Tra gli argomenti:


- Genesi di una strega

- L’apprendistato

- La chiamata

- La mentalità della strega

- Il feudo della strega

- La strega è immortale

- 4 alfabeti segreti

- L’Arte del non fare

- L’Arte di sognare

- Divinare con i segni

- Il culto degli Antenati

- Il culto di Diana Lucifera

- Il sabba di Striaria.

lunedì 29 aprile 2024

Streghe di carta - Libri consigliati: I canti di Aradia. Il vangelo delle streghe italiane

 



I canti di Aradia. Il vangelo delle streghe italiane

di Charles Godfrey Leland


Editore: Aradia

Data di Pubblicazione: 1 gennaio 2009

EAN: 9788890150029

ISBN: 8890150025

Pagine: 140

Formato: brossura


Descrizione I canti di Aradia. Il vangelo delle streghe italiane


Quest'opera, originariamente pubblicata a Londra nel 1899, ancora oggi rappresenta un raro quanto prezioso documento storico ed esoterico sulla stregoneria italiana. Un testo importante per qualsiasi serio studioso, ricercatore o praticante della Vecchia Religione, ma anche della Wicca. In essa sono infatti contenuti quelli che, probabilmente, sono stati alcuni degli insegnamenti più segreti che tanto gelosamente sono stati tramandati, all'interno di piccole congregazioni, nel corso dell'era oscura: il medioevo. Narrati oralmente per secoli, verso la fine del 1800, una strega fiorentina li racchiuse in un misterioso manoscritto he poi consegnò nelle mani di uno studioso americano che si trovava in Italia per svolgere delle ricerche sulla stregoneria e così nacque questo libro, solitamente noto come il Vangelo delle Streghe.

Oltre al testo originale, presentato nella sua versione integrale, l'opera contiene inoltre Il Libro di Aradia, scritto da Dragon Rouge, una breve raccolta di brani completamente inediti ed interamente dedicati alla storia della Grande Sacerdotessa di Diana e più precisamente: Aradia - Il mito - La storia - Del perduto Tempio - Le scomparse pergamene - Congressus cum Aradia (rituale).

domenica 28 aprile 2024

Il Circolo Magico e l’Altare

 

Il circolo magico o sfera, è un tempio ben definito, anche se non si tratta di uno spazio fisico. In gran parte della Wicca oggi, i rituali ed i lavori magici hanno luogo all’interno di questa costruzione del potere personale.
Il circolo magico ha origini antiche. Delle sue forme erano usate nell’antica magia babilonese. 

Anche i maghi cerimoniali del Medioevo e del Rinascimento li utilizzavano, così come varie tribù di indiani d’America, anche se forse non per le stesse ragioni.
Ci sono due tipi principali di circoli magici. Quelli usati dai maghi cerimoniali di ieri (e di oggi) sono designati a proteggere il mago dalle forze che evoca. Nella Wicca, si usa il circolo per creare uno spazio sacro nel quale gli umani incontrano la Dea ed il Dio.
Nell’Europa pre-Cristiana, molte feste religiose Pagane erano celebrate all’aperto. Erano celebrazioni in onore del Sole, della Luna, delle stelle e della fertilità della Terra. Gli obelischi, i circoli di pietra, i boschetti sacri, e le venerati fonti d’Europa sono ciò che resta di quei giorni antichi. 

I riti Pagani furono occultati quando la Chiesa appena diventata potente li mise fuorilegge. I prati non conobbero più i suoni delle voci che cantavano gli antichi nomi degli Dei del Sole, e la Luna era sospesa nel cielo notturno senza adorazione.
I Pagani cominciarono a coprire di segretezza i loro riti. Alcuni li praticavano all’aperto solo sotto il mantello dell’oscurità. Altri li portarono al chiuso.



Sfortunatamente, la Wicca ha ereditato quest’ultima pratica. Per molti Wiccan, il rituale all’aperto è una novità, un piacevole intermezzo a quei rigidi riti tenuti in casa. Chiamo questa sindrome “Wicca da salotto.” Sebbene molti Wiccan pratichino la loro religione al chiuso, l’ideale
sarebbe tenere i riti all’aperto, sotto il Sole e la Luna, in posti selvaggi e solitari, lontani dalle frequentazioni umane.
Questi riti Wiccan oggi sono difficili da eseguire. I rituali Wiccan tradizionali sono complessi e di solito richiedono un gran numero di strumenti. Inoltre è difficile avere un po’ di
privacy, e c’è anche la paura di essere anche semplicemente visti. Perché questa paura?
Ci sono degli adulti altrimenti intelligenti e responsabili che preferirebbero vederci morti piuttosto che praticare la nostra religione. Questi “Cristiani”* sono pochi, ma sicuramente esistono, ed ancora oggi i Wiccan sono sottoposti a molestie psicologiche da parte di chi fraintende la loro religione.
Non fatevi spaventare da questo. Si possono fare dei rituali all’aperto, se modificati tanto da non richiamare la minima attenzione. Indossare una toga nera col cappuccio, rimestare un calderone, e sguainare coltelli in aria in un parco pubblico non è il modo migliore per evitare attenzioni non richieste.
Nel caso di rituali all’aperto in zone dove potreste essere visti, è consigliabile un abbigliamento quotidiano. Si possono usare degli oggetti, ma ricordate sempre che sono accessori,
non cose necessarie. Lasciateli pure a casa se credete che vi possano creare problemi.

I rituali all’aperto come questo possono essere mille volte più efficaci proprio perché sono all’aperto, non in una stanza piena di acciaio, plastica, e delle trappole della nostra era tecnologica.
Quando questo non è possibile (il clima è sicuramente un fattore), i Wiccan trasformano il loro salotto e la camera da letto in luoghi di potere. Fanno questo creando uno spazio sacro, un ambiente magico nel quale le divinità sono accolte e celebrate, e nel quale i Wiccan diventano
nuovamente consapevoli degli aspetti della Dea e del Dio interiori. Si può anche praticare la magia all’interno. Questo spazio sacro è il circolo magico.
È praticamente un prerequisito per il lavoro al chiuso. Il circolo definisce l’area del rituale, trattiene il potere personale, isola le energie che possono distrarre –in essenza, crea l’atmosfera adatta per questi riti. Stare in piedi all’interno di un circolo, guardando le candele che brillano sull’altare, annusando l’incenso e cantando nomi antichi, è una meravigliosa esperienza evocativa.
Quando è formato e visualizzato correttamente, il circolo magico adempie alla sua funzione di portarci più vicini alla Dea ed al Dio.



Si costruisce il circolo con il potere personale che si sente (e visualizza) uscire fuori dal corpo, attraverso il coltello magico (athame) nell’aria. Quando è completo, il circolo è una sfera di energia che circonda l’intera area di lavoro. La parola circolo è un termine improprio; in realtà si
crea una sfera di energia. Il circolo semplicemente segna l’anello dove la sfera tocca la Terra (o il pavimento) e continua attraverso di esso dall’altra parte.
Spesso si mette qualche delimitazione sul terreno per  ndicare dove il circolo interseca la Terra. Può essere una corda stesa in forma vagamente circolare, un circolo tracciato con un gessetto, o degli oggetti posti ad indicare i suoi confini. Possono essere fiori (ideali per i riti primaverili ed estivi); pigne (feste invernali), pietre o conchiglie; cristalli di quarzo, ed anche carte dei tarocchi.
Usate oggetti che solleticano la vostra immaginazione e che sono a tema con il rituale .
Il circolo di solito è di nove piedi di diametro [quasi tre metri, N.d.T.], anche se qualsiasi misura comoda va bene. Spesso si segnano i punti cardinali con candele accese o con gli oggetti rituali assegnati ad ogni punto.
A Nord si può mettere un pentacolo, o una coppa con della terra o del sale. Questo è il regno della Terra, l’elemento della stabilità, della fertilità e del nutrimento 
che è il fondamento degli altri tre.

Ad Est si assegna l’incensiere con l’incenso fumante, casa dell’elemento intellettuale, l’Aria.
Si possono usare anche dei fiori freschi o un bastoncino d’incenso. L’Aria è l’elemento della mente, della comunicazione, del movimento, della divinazione, e della spiritualità ascetica.
A Sud, una candela spesso rappresenta il Fuoco, l’elemento della trasformazione, della passione, del cambiamento, del successo, della salute e della forza. Si possono usare anche una lampada ad olio o un pezzo di roccia lavica. Si può mettere ad Ovest nel circolo una coppa o una tazza di acqua, per rappresentare l’Acqua, l’ultimo dei quattro elementi. L’Acqua è il regno delle emozioni, della mente psichica, dell’amore, della guarigione, della bellezza, e della spiritualità emotiva.
Di nuovo, questi quattro oggetti si possono sistemare sull’altare, facendo corrispondere la loro posizione alla direzione degli attributi elementari.
Una volta che è stato formato il circolo attorno alla zona di lavoro, comincia il rituale.
Durante il lavoro magico l’aria nel circolo può diventare fastidiosamente calda e chiusa –la sentirete veramente diversa da quella del mondo esterno, carica di energia e viva di potere.
Il circolo è un prodotto dell’energia, una costruzione palpabile che può essere avvertita e sentita con un po’ di esperienza.

Nel pensiero Wiccan il circolo rappresenta la Dea, l’aspetto spirituale della natura, la fertilità, l’infinito, l’eternità. Inoltre simboleggia la Terra stessa.
L’altare, che porta gli strumenti, si trova al centro del circolo. Può essere fatto di qualsiasi materiale, anche se si preferisce il legno. Si raccomanda particolarmente la quercia, per il suo potere e la sua forza, come il salice, che è sacro alla Dea.
I Wiccan non credono che la Dea ed il Dio risiedano nell’altare. È un luogo di potere e magia, ma non è sacrosanto. Anche se di solito si dispone e si smantella un altare per ogni rituale magico, alcuni Wiccan hanno anche altari permanenti. Il vostro luogo sacro può crescere in un
altare di questo tipo.
L’altare talvolta è tondo, per rappresentare la Dea e la spiritualità, anche se altre volte può essere quadrato, a simboleggiare gli elementi. Può essere non più di uno spazio sul terreno, una scatola di cartone coperta con un panno, due tronchi di legno bruciato con una tavola come base, un
tavolino da caffè, un vecchio tronco d’albero segato nella foresta, o una grande roccia piatta.
Durante i rituali all’aperto un fuoco può sostituire l’altare. Si può usare un bastoncino di incenso per delimitare il circolo. Gli strumenti usati sono i poteri della mente.
Gli strumenti Wiccan di solito sono disposti sull’altare in uno schema gradevole. In genere, l’altare si erige al centro del circolo, rivolto verso il Nord. Il Nord è la direzione del potere. È associato con la Terra, e poiché è la nostra casa, possiamo sentirci più a nostro agio con questo allineamento. C’è da dire anche che alcuni Wiccan mettono il loro altare ad Est, la direzione in cui il Sole e la Luna sorgono.
La metà sinistra dell’altare di solito è dedicata alla Dea. Gli strumenti sacri a Lei vengono messi lì: la coppa, il pentacolo, la campana, la sfera, il cristallo ed il calderone. Si può anche mettere una immagine della Dea, e si può appoggiare una scopa al lato sinistro dell’altare.
Se non riuscite a trovare una immagine della Dea appropriata (o semplicemente se non ne desiderate una), si può sostituire con una candela verde, argentata, o bianca. Talvolta il calderone si mette sul pavimento alla sinistra dell’altare, se è troppo grande per starci sopra.
Sul lato destro, l’attenzione va al Dio. Di solito si mette una candela rossa, gialla, o dorata, o una figura appropriata, così come l’incensiere, la bacchetta, l’athame (coltello magico), ed il coltello con l’impugnatura bianca.
Si possono mettere dei fiori al centro, forse in un vaso o in un piccolo calderone. Ci sono però casi in cui l’incensiere spesso si mette al centro, in modo che il suo fumo sia offerto sia alla Dea che al Dio, ed il pentacolo si potrebbe mettere davanti all’incensiere.
Alcuni Wiccan seguono una disposizione di altare più primitiva ed orientata alla natura. Per rappresentare la Dea,una pietra rotonda (magari se la trovate con un buco al centro), una bambolina di grano, o una conchiglia vanno bene. Pigne, pietre allungate, e ghiande, possono essere usate per rappresentare il Dio. Usate la vostra immaginazione nel preparare l’altare.
Se state facendo un lavoro magico nel Circolo, tutti gli oggetti necessari dovrebbero essere al suo interno prima di cominciare, o sull’altare, o sotto. Non dimenticate mai i fiammiferi a portata di mano, ed una coppetta per tenere quelli usati.

Anche se noi possiamo disporre delle immagini della Dea e del Dio, non siamo adoratori di idoli. Noi non crediamo che una certa statua o una pila di rocce sia veramente la divinità raffigurata. E anche se noi onoriamo la natura, non adoriamo gli alberi, o gli uccelli, o le pietre. Semplicemente
proviamo delizia nel vederli come manifestazione delle forze creatrici universali –la Dea ed il Dio.
L’altare ed il circolo magico nel quale si trova, è una costruzione personale e dovrebbe soddisfarvi sotto tutti i punti di vista.

venerdì 26 aprile 2024

Gli Strumenti usati nei Rituali Wicca






Nelle pratiche wiccan vengono utilizzati numerosi e svariati oggetti, ciascuno con una precisa funzione pratica o simbolica.

Sull’altare del Mago ne abbiamo visti quattro strettamente correlati agli Elementi e ai semi degli arcani minori: la bacchetta, la spada, la coppa e il pentacolo. I primi due hanno valenze maschili e rappresentano rispettivamente l’Aria e il Fuoco. La bacchetta che a volte assume la forma di un bastone vero e proprio serve per dirigere le energie, è la forza coagulante. La spada che invece serve per delimitare il cerchio ha una funzione difensiva, è il solve. L’athame, il pugnale col manico nero, uno dei principali strumenti della Wicca, oltre ad essere il corrispettivo della spada spesso assolve anche alle funzioni della bacchetta. 

E qui esiste un problema di corrispondenze in cui molti inciampano: nella tradizione esoterica della Golden Dawn, ripresa dalla Wicca, all’aria è associata la daga (o la spada o il coltello), mentre
al fuoco è associata la bacchetta (o il bastone). L’aria è associata all’est, mentre il fuoco è associato al sud. In questa stessa tradizione esoterica, quando si traccia la croce cabalistica, gli Arcangeli che presiedono alle direzioni sono ad est Raphael, a sud Michael, a ovest Gabriel, e a nord Uriel: a livello iconografico Raffaele è rappresentato con il bastone del pellegrino, mentre Michele tiene in mano la spada fiammeggiante: spada e bastone in questo caso si trovano invertiti, la spada è fuoco, mentre il
bastone è aria. Coppa e Pentacolo simboleggiano invece la parte femminile, Acqua e Terra. La Coppa è un calice consacrato mentre il Pentacolo può assumere forme diverse.
Se ci rivolgiamo alla tradizione wiccan in realtà gli strumenti tradizionali della strega sono sette: l’athame, il pentacolo, la bacchetta, l’incensiere, la corda, il coltello dal manico bianco e la frusta.
La spada è il corrispettivo dell’athame, mentre per un motivo ben preciso la coppa (e il suo corrispettivo il calderone) e la scopa non sono presenti. Se ci pensate né coppa, né scopa vengono
citate nella Cantica delle Streghe (la Witches’ Rune).
Gli strumenti sono molto personali e dovrebbero avere per chi li usa un valore che va oltre al semplice elemento estetico o economico. Per questo motivo, come abbiamo già detto, vengono spesso fabbricati artigianalmente o modificati, impregnandoli così della propria energia. Altrimenti possono essere reperiti un po’ ovunque come nei mercatini dell’usato o in alcuni negozi. 

In questo caso è però cosa saggia scegliere senza fretta, aspettando un oggetto che ci attiri particolarmente o che ci comunichi qualcosa, quasi come fosse lui a scegliere noi. 

Naturalmente per preservarne e aumentarne la sacralità gli strumenti rituali vengono utilizzati unicamente all’interno del Cerchio di Potere.
Da quali strumenti iniziare quindi? Siamo pratici: in primo luogo da quelli che vi serviranno effettivamente per la consacrazione del Cerchio: in primis l’athame (che comunque almeno all’inizio
assolverà sia alla funzione di bacchetta che di spada), poi l’incensiere e il pentacolo:


Athame
È l’oggetto più irrinunciabile per chi pratica la Wicca, è un pugnale a doppia lama, solitamente non affilato e dalla punta non necessariamente acuminata, con il manico nero.
Di aspetto palesemente fallico, è strettamente correlato ai simbolismi maschili e della fertilità, ma rimanendo pur sempre un’arma, sebbene solo nella forma, simboleggia anche la potenza e la
forza fisica. E’ tradizionalmente associato all’Est e all’elemento Aria visto che non si tratta infatti di un oggetto atto ad offendere, tanto meno da impiegare per lavori manuali quali incidere o tagliare (per questi scopi si usa il bolline o il coltello dal manico bianco), tuttavia la sua natura di arma lo lega anche all’elemento fuoco: il dibattito all’interno della tradizione esoterica e della Wicca è ancora aperto. Assolvendo alle funzioni di spada e bacchetta, solve e coagula, la sua natura può comunque essere
legata sia all’aria che al fuoco.
L’Athame serve per incanalare e convogliare le energie. Di fatto si comporta come un prolungamento del braccio del mago. Raccoglie l’energia e la concentra, liberandola dalla punta. Non a caso il manico è spesso di colore nero, che permette un maggiore assorbimento energetico. Come gradevole effetto collaterale avremo quindi uno strumento sempre “carico”.
Nei rituali viene comunemente usato per tracciare i pentacoli nell’aria, per delineare il Cerchio di Potere o per la consacrazione dell’acqua e del sale. Durante le libagioni viene immerso in una
coppa di vino figurando l’unione sacra tra la Dea e il Dio. In alcune tradizioni durante gli handfasting, i matrimoni wiccan, l’unione delle mani avviene mentre entrambi i coniugi stringono lo stesso pugnale.
Lo si personalizza facilmente ricoprendone o sostituendone l’impugnatura oppure è possibile inciderne la lama disegnando dei simboli o delle lettere.
Nella scelta è bene orientarsi su di un coltello dalla forma lineare, preferibilmente non affilato. E’ inoltre utile considerare che spesso lo si dovrà trasportare o addirittura nascondere. 

Per questo motivo, ma anche per una semplice questione di maneggevolezza, non dovrebbe quindi avere dimensioni eccessive. Naturalmente i migliori Athame sono quelli fatti da sé, esponendo
un pezzo di ferro alla viva fiamma e battendolo con una mazza fino ad appiattirlo. A questo punto potremo raffreddarlo immergendolo in acqua, conficcandolo nella terra e agitandolo in aria.
Avremo così ottenuto un meraviglioso strumento magico a cui saremo intimamente legati, creato utilizzando tutti e quattro gli elementi.


Pentacolo
Un Pentacolo è un pentagramma (una stella a cinque punte) inscritto in un cerchio. E’ legato alle energie femminili, all’elemento Terra e al Nord. Si tratta di un simbolo magico che rappresenta l’insieme di tutti e quattro gli elementi più il quinto, lo Spirito, inserito all’interno di un cerchio che simboleggia il ciclo della vita. Solitamente è realizzato in legno, creta o metallo.
Durante i rituali vi si appoggiano sopra gli oggetti da consacrare, da caricare o da incantare, lasciandoveli spesso per tutta la durata della celebrazione, mentre adagiato sull’altare è un potente
strumento di protezione.


Incensiere
L’Incensiere è un oggetto su cui vengono bruciate sostanze odorose, producendo una considerevole quantità di fumo. E’ legato all’Est, alle energie maschili e dell’Aria. Tuttavia nel suo cuore
arde anche la fiamma che brucia le resine. Può trattarsi di un sofisticato turibolo come di un semplice piattino contenente terra o sale, secondo i gusti e le scelte personali. Solitamente si evitano
gli incensi già preparati come quelli venduti in forma di cono o in stick, mentre si preferiscono i dischetti di carboncino su cui far bruciare per lungo tempo una qualsiasi miscela di erbe o resine e
che permettono di utilizzare anche misture elaborate, preparate appositamente per i singoli rituali.
Particolari fragranze hanno utilizzi magici o simbolici come abbiamo visto e possono produrre effetti sulle persone. Si cerca così di utilizzare gli ingredienti adatti per ottenere più facilmente
il proprio scopo. Inoltre le fumigazioni, unite alle fioche luci delle candele aiutano ad entrare in stati mentali maggiormente ricettivi, facilitando la connessione con il divino e l’attività magica in generale.
Il fumo prodotto dall’incensiere ha inoltre un ruolo molto importante all’inizio di ogni rituale, quando viene utilizzato per la purificazione dei partecipanti e dello spazio sacro.
E’ importante tenere a mente che un incenso rimasto acceso a lungo avrà certamente scaldato l’incensiere raggiungendo temperature molto elevate. Bisogna perciò fare attenzione a dove lo
si appoggia assicurandosi che sia adeguatamente isolato.
Naturalmente, anche se “sembra” non far parte dei sette strumenti della tradizione, e il suo significato può essere appreso pienamente solo in un contesto iniziatico, vi sarà utile anche una coppa che potrete utilizzare per libare in onore delle divinità


Coppa
E’ lo strumento femminile per eccellenza, intimamente legato alle energie dell’Acqua e della fertilità. E’ associata all’Ovest e simbolicamente rappresenta il ventre della Dea. Si tratta infatti
di un bicchiere o comunque di un recipiente atto a contenere un liquido, proprio come il grembo femminile fa con il seme maschile.
Viene usata nella maggior parte dei rituali durante la libagione quando, riempita di vino viene fatta passare tra i partecipanti al cerchio. A prima vista si potrebbe perciò pensare che si tratti di uno strumento indispensabile principalmente per una ragione pratica. Invece è proprio durante la libagione che la coppa manifesta la sua alta valenza simbolica sessuale. Il sacerdote in ginocchio porge la Coppa alla sacerdotessa che vi immerge il pugnale rituale, di evidente richiamo fallico. Si celebra così un
momento di unione tra Maschile e Femminile.
Scegliendo la propria Coppa è preferibile orientarsi verso materiali robusti, maneggevoli e facilmente lavabili. I materiali migliori sono i metalli, in particolare l’argento per la stretta correlazione con le divinità femminili, ma sono indicati anche il legno o la pietra.
Anche altri strumenti come la frusta e la corda assumono un significato esclusivamente in un contesto iniziatico, ma questo non significa che non possiate usare una corda per legare la vostra veste. Il coltello dal manico bianco (o il suo corrispettivo il bolline) può essere invece una finezza di cui non sentite la necessità, a meno che voi stessi non vi recate a raccogliere le erbe o non incidiate i vostri strumenti. Mentre la bacchetta (o il suo corrispettivo il bastone) può essere uno strumento da prendere
in considerazione soprattutto quando durante il percorso vi dedicherete con dedizione all’Arte magica


Bacchetta
Di norma dovrebbe essere di legno di noce, possibilmente di una pianta giovane che non abbia mai dato frutti, tuttavia la quercia, albero sacro alla tradizione druidica va benissimo e in fin dei conti qualsiasi pianta che abbia un buon legno o che voi sentiate particolarmente affine.
Esiste una differenza tra bacchetta magica (lunga all’incirca come il vostro avambraccio) e il bastone, io utilizzo sia la bacchetta che un bastone biforcato in punta a formare due “corna”
simboliche (Stang), dovrebbe essere lungo 130 cm, dalla punta alla biforcazione, arrivandovi più o meno all’altezza della mano con il gomito piegato.
Non è difficile fabbricare una bacchetta da se: il ramo va tagliato di netto, meglio se al sorgere del sole, in primavera e di Luna crescente. Fate un offerta alla pianta di cibo e vino e bagnate la sua ferita con la saliva. Naturalmente nei rituali si utilizzano anche il calderone, la scopa e la spada che completano lo strumentario della strega, ma il cui utilizzo è di solito legato a rituali di gruppo. Vale infine la pena
di citare altri due oggetti: il Libro delle Ombre e il libro specchio


Libro delle Ombre e Libro Specchio
Il Libro delle Ombre è per inciso il testo che si tramanda nelle congreghe di iniziati e che ciascuna strega ricopia a mano, con- tiene le formule e i rituali segreti. Ovviamente una buona parte
del Libro delle Ombre di diverse tradizioni wiccan è stato pubblicato, questo tuttavia non inficia il fatto che un Libro delle Ombre deve essere “passato”.
Il libro specchio è un’“invenzione” moderna che sostituisce il Libro delle Ombre nella pratica dei neofiti, si tratta di un diario dove il praticante può scrivere tutto quello che sperimenta nella
sua pratica magica e spirituale. 

Consacrare uno strumento magico
Ecco un semplice metodo per consacrare uno strumento: è opportuno che scegliere uno dei momenti rituali, cioè un sabba, oppure la luna piena o la luna nuova.
Dopo aver tracciato il Cerchio sacro, procederete come segue.
Sollevate davanti all’altare con entrambe le mani ciascuno strumento, dicendo:
Io prendo e consacro questo (nome dello strumento) nel nome
dei Grandi Antichi, alle arti della magia.
Spruzzate lo strumento con qualche gocciolina d’acqua e sale usando un rametto di qualche erba se desiderate, dicendo:
Io ti purifico con l’acqua.
Quindi tenete lo strumento sul fumo dell’incenso dicendo:
Io ti purifico con il fuoco.
Quindi ripetete la preghiera di consacrazione:
Io ti evoco, oh forma di questo strumento, per i poteri della vita
che ha creato i cieli, la terra e il mare, e tutte le cose che essi
contengono; per le virtù dei cieli e di tutti gli astri che ruotano
al loro interno; per le virtù delle pietre e delle erbe; per le virtù
dei quattro elementi; e allo stesso modo per le virtù dei quattro
venti; qui in questo luogo per ricevere tale consacrazione da te a
perfetto compimento della nostra volontà. Io ti evoco per essere
una forza e una difesa contro tutti i nemici visibili e invisibili, in
tutti i lavori di magia. Così sia!
Tenete per un po’ lo strumento stretto tra le vostre mani, respirate su di lui e desiderate che il potere entri in lui.
Il nuovo strumento consacrato deve essere immediatamente usato. Per esempio per tracciare di nuovo il circolo. Infine portate il nuovo oggetto consacrato intorno al cerchio, cominciando
da est verso sud, poi ovest e finendo a nord, sollevando lo strumento ad ogni punto cardinale presentandolo ai guardiani.