domenica 1 dicembre 2019

Il Vegvisir

«Beri maður stafi þessa á sér villist maður ekki í hríðum né vondu veðri þó ókunnugur sá»
«Se qualcuno porta con sé questo simbolo, non perderà mai la propria strada nella tempesta o nel cattivo tempo, anche se percorre una strada a lui sconosciuta»




Il Vegvísir, che in islandese significa “cartello” è considerato un simbolo magico, avente lo scopo di aiutare il portatore a trovare la giusta strada lungo il percorso della vita fisica e di quella metafisica.
La parola deriva da due termini islandesi: Veg e Vísir. Veg è un abbreviativo di "Vegur" e significa "strada" o "percorso", e "Vísir" sta per "guida" o "guide".
In epoca moderna è stato interpretato come un simbolo di distinzione e patriottismo degli islandesi in quanto è uno dei pochi simboli “magici” che sono stati trovati solamente in Islanda, al contrario di altri che sono presenti anche in altri territori che furono soggetti alla dominazione vichinga.
Le leggende narrano che i vichinghi islandesi, già intorno alla fine del IX° sec., lo tracciassero abitualmente sulle navi per non perdere la rotta e sapersi orientare anche nelle peggiori condizioni meteorologiche.
In molti casi veniva tracciato con la saliva, con un carboncino o con il sangue anche sulla fronte o nella parte interna dell’elmo.
Come molti dei simboli magici di tale matrice anche il Vegvísir necessita, per essere efficace, del cosiddetto "testimone", ossia una componente biologica del portatore: sangue, saliva o fluidi corporei, tessuti ecc., che devono essere parte integrante del supporto su cui il simbolo è disegnato, o essere il portatore stesso tale "supporto".
Di contro c'è da rilevare che, allo stato attuale delle ricerche, su nessun reperto di nave o tomba di marinaio è mai stato rinvenuto un Vegvisir, come anche di altri simboli che ci si aspetterebbe essere presenti.
L’attestazione più importante si riscontra nel cosiddetto "Manoscritto Huld”.
L’“HULD MANUSCRIPT”, ossia il Manoscritto Oscuro è il nome dato ad un grimorio islandese, una raccolta di racconti e incantesimi, compilato da Geir Vigfusson (Geir Vigfússyni ) nel 1847.
Dalle poche fonti disponibili sembra che per tale redazione egli abbia attinto da altri tre codici più antichi, di cui uno proveniente da Seltjarnarnesi, vicino Reykjavik (1810), un altro era intitolato “Galdrastafir og Náttúra þeirra” ossia “Magia e Natura”, e conteneva i sigilli magici ma non le iscrizioni; del terzo , invece, a parte la citazione non sappiamo nulla.
Huld è anche il nome di una maga e veggente che compare in due saghe norrene: la “Yngling”e “Sturlunga”. In un racconto islandese di Snorri Sturlusson (1178-1241) scopriamo che era un’amante di Odino e genitrice di due semi-dee, che presero il nome Þorgerðr e Irpa.
Se guardiamo l'etimologia, "Huld" significa "nascosto" o "Segreto" e deriva dal norreno "Hulda": è una radice presente anche in molti altri termini di derivazione germanica.
In una pagina del manoscritto, nel quale viene mostrato, oltre al nome è riportata la seguente frase:
"if this sign is carried, one will never lose one's way in storms or bad weather, even when the way is not known"
(Se qualcuno porta con sé questo simbolo, non perderà mai la propria strada nella tempesta o nel cattivo tempo, anche se percorre una strada a lui sconosciuta).
Lo ritroviamo anche anteriormente in un grimorio, sempre Islandese, chiamato Galdrabók, un “Libro di Magia” risalente al 1600; un piccolo manoscritto contenente una raccolta di 47 incantesimi e compilato da quattro persone diverse, dei quali i primi tre erano islandesi ed il quarto era un danese che lavorò su materiale islandese.
Nella “Hrana saga ring”, una delle più antiche saghe islandesi viene solo citato nel seguente assaggio: "Il tempo era nuvoloso e tempestoso ... il re si guardò intorno e non vide l'azzurro del cielo ... poi il re prese in mano il Vegvísir e videro dove [il sole] apparso nella pietra."
Non è semplice stabilire con precisione cosa esso rappresenti.
E' generalmente definito come una “Bussola Runica” o “Compasso”, un segnale di direzione; rappresenta lo “scorgere il modo in cui avvistare la via”.