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martedì 14 maggio 2024

Wicca - Iniziazione o non Iniziazione?

 


Molte religioni sciamane e magiche utilizzano una specie di cerimonia di iniziazione per mezzo

della quale un estraneo diventa un membro riconosciuto di quella religione, società, gruppo o coven.

Questi riti inoltre segnano la nuova direzione che sta prendendo la vita dell’iniziato.

È stato fatto tanto, sia pubblicamente che privatamente, sulle iniziazioni Wiccan. Ogni tradizione Wiccan usa le proprie cerimonie di iniziazione, che possono essere riconosciute o meno

da altri Wiccan. Su di un punto, tuttavia, concordano molti iniziati: una persona può essere Wiccan solo se ha ricevuto questa iniziazione.

Questo porta una domanda interessante: Chi ha iniziato il primo Wiccan?

Molte cerimonie di iniziazione non sono altro che riti che segnano l’accettazione di una persona in un coven, e la sua consacrazione alla Dea ed al Dio. Talvolta inoltre si “passa il potere” tra l’iniziante ed il neofita.

Per chi non è Wiccan l’iniziazione potrebbe sembrare un rito di conversione. Non è questo il caso. La Wicca non ha bisogno di questi riti. Noi non condanniamo le divinità con le quali eravamo in armonia prima di praticare la Wicca, e non dobbiamo comunque voltare loro le spalle.



La cerimonia di iniziazione (o cerimonie, visto che in molti gruppi si eseguono tre riti in successione) è considerata di fondamentale importanza per quei gruppi Wiccan che ancora praticano la segretezza rituale. Di sicuro chiunque entri in un gruppo del genere dovrebbe passare l’iniziazione, parte della quale consiste nel giurare di non rivelare mai i loro segreti. Questo ha senso, ed è parte delle iniziazioni di molti coven. Molte persone mi hanno detto che cercano disperatamente di ottenere una iniziazione Wiccan. Sembrano credere che non si possa praticare la Wicca senza questo bollino di approvazione. Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, sapete che non è questo il caso. 

La Wicca è stata, fino agli ultimi dieci anni o circa, una religione chiusa, ma non di più. Le componenti interne della Wicca sono disponibili a chiunque sappia leggere ed abbia lo spirito giusto per capire questo materiale. I soli segreti della Wicca sono le forme rituali individuali, gli incantesimi, i nomi delle divinità, e così via.

Questo non vi deve preoccupare. Per ogni rituale segreto Wiccan, o nome di Dea, ce ne sono decine (se non centinaia) di altri resi pubblici e subito disponibili. Al momento attuale, sono disponibili più informazioni sulla Wicca che mai. Mentre prima poteva essere una religione segreta, oggi la Wicca è una religione con pochi segreti.

Eppure, molti si aggrappano all’idea della necessità di una iniziazione, probabilmente pensando che con questo atto magico saranno garantiti loro i segreti dell’universo e poteri mai visti.

Per peggiorare le cose, alcuni Wiccan particolarmente ristretti di idee dicono che la Dea ed il Dio non ascoltano chiunque non sia il membro di un coven con tanto di athame. Molti aspiranti Wiccan ci credono.

Non funziona così.

La vera iniziazione non è un rito eseguito da un essere umano sull’altro. Anche se accettate il concetto secondo il quale l’iniziante è infuso di divinità durante l’iniziazione, è pur sempre un rituale.

L’iniziazione è un processo, graduale o istantaneo, dell’armonizzazione di un individuo con la Dea ed il Dio. Molti Wiccan ammettono prontamente che il rituale di iniziazione è solo una forma esteriore. La vera iniziazione spesso avverrà settimane o mesi dopo, o prima, del rituale fisico.

Visto che è così, la “vera” iniziazione Wiccan può aver luogo anni prima che lo studente contatti un coven Wiccan o un insegnante. Questa iniziazione è meno efficace o genuina perché la persona non è passata sotto un rituale formale per mano di un altro essere umano? Naturalmente no.

State tranquilli, è abbastanza possibile provare una vera iniziazione Wiccan senza neanche incontrare un’altra anima che abbia a che fare con questa religione.

Potreste anche non esserne consapevoli. La vostra vita può cambiare gradualmente il suo punto focale fino a quando non fate caso al fatto che notate gli uccelli e le nuvole. Potete guardare la Luna nelle notti solitarie e parlare con le piante e gli animali. Il tramonto può portare un momento di calma contemplazione.

Oppure potete cambiare con le stagioni, adattando le energie del vostro corpo a combaciare con quelle del mondo naturale attorno a voi. La Dea ed il Dio possono cantare nei vostri pensieri, e voi potreste eseguire rituali anche prima di capire cosa state facendo.

Quando le Antiche Strade saranno diventate parte della vostra vita ed il vostro rapporto con la Dea ed il Dio sarà forte, quando avrete raccolto i vostri strumenti e eseguito riti magici con gioia, sarete veramente nello spirito giusto, e vi potrete definire con diritto “Wiccan.”

Questa può essere la vostra meta, oppure potreste andare ancora oltre, forse continuando la vostra ricerca di un insegnante. Questo va bene. Ma se non ne troverete mai uno, avrete la

soddisfazione di sapere che non vi siete seduti ad aspettare che i misteri vi cadessero in braccio.

Avrete lavorato con la vecchia magia e parlato con la Dea ed il Dio, riaffermando il vostro impegno verso la Terra per una evoluzione spirituale, e trasformato la mancanza di iniziazione fisica in uno stimolo positivo a cambiare la vostra vita ed il modo di pensare.

Se contattate un insegnate o un coven, probabilmente vi considereranno uno studente degno di accettazione. Ma se scoprite di non essere tagliati per lo stile Wiccan, o se le vostre personalità cozzano, non vi demoralizzate. Avrete ancora la vostra Wicca alla quale affidarvi mentre continuate la vostra ricerca.

Questo può essere un percorso solitario, perché così pochi fra noi seguono le Antiche Strade.

È demoralizzante passare la propria vita ad onorare la natura e poi guardare la Terra soffocare sotto tonnellate di cemento mentre a nessuno sembra che importi.

Per contattare altre persone con idee simili, potreste abbonarvi a pubblicazioni Wiccan e cominciare una corrispondenza con altri Wiccan nel vostro Paese. Continuate a leggere i nuovi libri che si pubblicano sulla Wicca e sulla Dea. Aggiornatevi su quello che accade nel mondo Wiccan.

Raccogliete e scrivete nuovi incantesimi. La Wicca non deve mai fossilizzarsi.

Molti desiderano formalizzare la loro vita nella Wicca con una cerimonia di autoiniziazione. Ne ho inclusa una nella Sezione II per quelli che ne sentono il bisogno. Ancora, questo è semplicemente un modo per fare le cose. Improvvisate, se lo desiderate.

Se decidete di invitare amici e persone interessate ad unirsi ai vostri riti, non fateli stare seduti con le mani in mano a guardarvi mentre giocate a fare il “sacerdote” o la “Strega.” Coinvolgeteli. Rendeteli partecipi dei riti e della magia. Usate la vostra immaginazione ed esperienza pratica per integrarli nei vostri rituali.

Quando sentirete una insormontabile gioia nel guardare il tramonto del Sole, o il sorgere della Luna, quando vedrete la Dea ed il Dio negli alberi che marciano lungo le montagne o i ruscelli che si addentrano nei campi, quando sentirete le energie pulsanti della Terra nel mezzo di una città rumorosa, avrete ricevuto una vera iniziazione e sarete connessi con i poteri antichi e con i sentieri delle divinità.

giovedì 2 maggio 2024

Il Baphomet

Bafometto è un idolo pagano, della cui venerazione furono accusati i cavalieri templari. Ricorrente nella letteratura occultista del XIX secolo, ne esistono varie descrizioni ed iconografie: un idolo con un teschio di caprone e una testa barbuta. Il nome fu poi ripreso, nello stesso secolo, dai sostenitori dell'occultismo. L'etimologia del nome, controversa, è ancora oggi incerta. 




Il nome di Baphomet, come suggerisce anche l'illustrazione di Eliphas Lévi, è stato inoltre associato col tempo alla figura di Satana e, da alcuni satanisti, a quella del Dio buono sumero-babilonese Enki, secondo le loro credenze, protettore dell'umanità e il cui simbolo era una capra, rivale del Dio ebraico Yahweh considerato il crudele demiurgo gnostico. Le corna sarebbero mascheramenti dei raggi del volto di Enki, disegnati per celarlo alla Chiesa. Il termine ricorre per la prima volta nei verbali del processo contro i Cavalieri templari; durante la soppressione dell'ordine fu sostenuto dall'Inquisizione che i cavalieri usassero un Bafometto come parte delle loro cerimonie di iniziazione. Questo fatto, oltre ad altre asserzioni, fece sì che il loro Ordine religioso fosse accusato di eresia e idolatria e i suoi membri perseguitati. Essendo un nome estorto sotto tortura durante gli interrogatori dei Templari, non si può escludere che possa essere stato originato semplicemente come un'onomatopea o un errore di trascrizione dei verbali, nei quali in effetti il termine ricorre per la prima volta; la presenza del baphomet fu utilizzata dagli inquisitori (istigati dal re di Francia Filippo IV il Bello) per aggiungere l'idolatria alle altre infamanti accuse nei confronti dell'Ordine, allo scopo di distruggerlo. Tra le ipotesi sull'origine del nome vi è la possibilità che esso sia una storpiatura del nome "Mahomet". Una più recente e conosciuta descrizione raffigura il Bafometto nella forma di un capro umanoide alato con seno e una torcia sulla testa tra le corna. Questa immagine proviene dall'opera di Eliphas Lévi Dogme et rituel de la haute magie (Dogma e rituale dell'alta magia) del 1855-56. Il Bafometto, come suggerisce l'illustrazione di Lévi, è stato occasionalmente interpretato come sinonimo di Satana o come un demone, un membro della gerarchia dell'Inferno. Nella testa del Bafometto di Lévi era inscritto un pentacolo, che è un simbolo in seguito adottato dai fedeli della Wicca e da altri seguaci dell'occultismo. Una testa di capro inscritta in un pentagramma invertito, è un simbolo occasionalmente adottato dai satanisti. La testa, le corna e la torcia insieme prendono la forma di un fiore di giglio. La " Capra Sabbatica " disegnata da Éliphas Lévi , è composta da elementi binari che rappresentano la "simbolizzazione dell'equilibrio degli opposti": metà umano e metà animale , maschio e femmina , bene e male .L'intenzione di Lévi era di simboleggiare il suo concetto di equilibrio, con Baphomet che rappresenta l'obiettivo del perfetto ordine sociale. Nel corso della storia la figura del Baphomet è stato adottato come simbolo di Satana ma anche utilizzato dai seguaci Wicca e dalla cultura occultista. In definitiva il Bafometto non ha una collocazione precisa e condivisa ma rappresenta un mix di significati ed interpretazioni che lo rendono un simbolo dalle mille facce e dalle infinite storie tutte molto affascinanti e appassionanti.

mercoledì 24 aprile 2024

LE MASCHE - Le Streghe piemontesi

 


"Masca" è un termine dialettale piemontese che indica la "strega", tipico di Langhe e Canavese.
La "masca", secondo le credenze popolari, è in possesso di facoltà naturali ed opera incatesimi, toglie o indirizza fatture, utilizza medicamenti strani ed eredita la conoscenza dei poteri per via matrilineare dalla madre o dalla nonna. Oltre ai poteri ereditati per via orale, la strega eredita anche il "Libro del Comando", dove con inchiostri di vari colori sono riportati formule e incantesimi.






Nell'immaginario collettivo piemontese, le "masche" hanno un volto sgradevole, la pelle ruvida e scura, la fronte bassa e scavata da diverse rughe. Insomma, la vera immagine della strega cattiva delle fiabe di quando eravamo piccoli. Niente a che vedere con l'arcigna ma affascinante matrigna di Biancaneve.
Nonostante ormai il potere di autosuggestione tipico del pensiero popolare, si sia nel corso del tempo affievolito con l'ingrandirsi delle città e dell'evoluzione industriale, in Piemonte pregiudizi e scaramanzie sono ancora largamente diffusi.
Le streghe putroppo non sono appartenute solo alla fantasia ed anche il Piemonte possiede la sua triste realtà legata ai processi per stregoneria. L'immagine dei crimini commessi realmente o partoriti dalla fantasia di irragionevoli giudici della Chiesa e dei tribunali, portavano ad una sorta di esaltazione e dilatazione dei processi che a loro volta coinvolgevano interi paesi. La donna accusata di stregoneria veniva vestita di un camice bianco e portata in corteo fino al luogo dell'esecuzione.
Un documento del 1474 rinvenuto tra le carte dei conti Valperga di Rivara, ci informa che il 23 settembre 1472, a Forno di Rivara vennero bruciate tre donne del luogo, si sa soltanto che si trattava di tre sorelle. Un altro documento sempre del 1474, riporta invece ben 55 capi d'accusa rivolti a quattro donne di Levone:
Antonia De Alberto, Francesca Viglone, Bonaveria Viglone e Margarota Braya la quale riuscì a fuggire ed a evitare il rogo.
A Pollenzo, si narra ancora oggi la leggenda della strega Micilina. Siamo nell'anno 1544 e Micaela Angiolina Damasius, detta appunto Micilina, avanza avvilita per le angherie subite, tra la folla. La poverina venne accusata di stregoneria e condannata al rogo, venne portata su un carro trainato da due buoi bianchi, alla sommità di una brulla collinetta e legata ad un vecchio castagno. La leggenda però vuole che la donna liberatasi dal bavaglio avvolta tra le fiamme, urlasse una maledizione al popolo che la guardava attonito:
"Maledetti! Non saranno le fiamme a liberarvi di me, verrà una tremenda guerra che vi sterminerà che terminerà solo quando questi due buoi torneranno bianchi!". A quel punto si udì un tremendo fragore e i due buoi che l'avevano trainata fin lì, da bianchi che erano divennero rossi come il fuoco ed impazziti si lanciarono contro la folla urlante. Ancora oggi su quella collina si possono notare delle strane macchie rosse sul terreno: si dice che sia il sangue della povera Micilina.
Oggi le cose sono per fortuna molto cambiate e moderne streghe possono vivere alla luce del sole, ben integrate nella comunità locale. Come a La Morra, per esempio, dove due anziane signorine operano da anni i loro sortilegi (tra cui abbondano, si dice, i malefici...) essendo note a tutti e frequentando assiduamente la Chiesa e le suore del luogo.
Che lo si legga in positivo, come manifestazione della tolleranza della nostra epoca, o in negativo, come decadenza del rigore di fede e religione, resta comunque un eloquente segno dei tempi.

Seicento anni di inquisizione a Ferrara

 

Erano anni difficili quelli che abbiamo lasciato alle nostre spalle appena un secolo e mezzo fa. Ci è voluta l’annessione della città al Regno d’Italia per porre fine al feroce tribunale della Santa Inquisizione, attivo a Ferrara almeno dal 1265. Fu abolito e ripristinato varie volte, nei suoi periodi migliori il potere che aveva nello Stato estense si estendeva anche a Modena e Reggio Emilia, e non erano rari i casi di confessioni estorte con la tortura senza prove di accusa.

La Biblioteca Ariostea, tra le centinaia di migliaia di opere che custodisce, ci offre al proposito un documento interessante, il ‘Libro dei giustiziati’, una vera e propria raccolta di verbali stilati dagli inquisitori. 853 condanne a morte in pieno Rinascimento, tra il governo di Niccolò III e quello di Alfonso II, non solo per eresia o crimini contra Dei, ma anche per reati legati alla sfera civile, come furti e omicidi. E quanto a eresie o culti proibiti, c’è da dire che Ferrara non si lasciava mancare niente, tra Templari, catari ed ebrei!
Il ‘Libro dei giustiziati’ ci riserva però anche un’altra sorpresa: tra tutti i nomi riportati, solamente ventidue sono femminili, contribuendo a sfatare il mito della caccia alle streghe. L’Inquisizione, nella sua storia ferrarese, si è spesso rivelata magnanima con le donne e non si fa fatica a trovare casi di ragazze liberate dopo che avevano abiurato.
Che si trattasse di donne o uomini, tutti i processi si tenevano tuttavia in un luogo ben definito, una chiesa naturalmente, ancora oggi in piedi nonostante sia stato l’edificio religioso più devastato dal sisma del 2012 nella nostra città. Una vela del campanile di San Domenico, infatti, a causa del terremoto si è staccata, sfondando il tetto e finendo all’interno della costruzione. Le esecuzioni, invece, avvenivano nella piazza di fronte alla facciata, ben visibili dalla popolazione.

Vicolo del Chiozzino (Ferrara)


L’edificio, un tempo appartenente a un intero complesso domenicano, venne eretto nel 1726 al posto di una chiesa più antica, orientata, come spesso accadeva in passato, sull’asse Ovest-Est: si entrava con l’oscurità di Ponente per avvicinarsi alla luce dell’altare rivolto a Levante. La costruzione attuale ha l’orientamento opposto, ma della vecchia chiesa, risalente al XIII secolo, rimangono il campanile e la cappella Canani, ovvero la primitiva struttura absidale. All’interno, la chiesa ci accoglie con varie meraviglie: si passa dai dipinti di importanti artisti ferraresi, quali lo Scarsellino o Carlo Bononi, al magnifico coro ligneo del 1384, uno dei più antichi della regione, fino ad arrivare al pavimento quasi interamente ricoperto di lapidi sepolcrali antiche.
Noi oggi guardiamo tutto questo con gli occhi dello stupore e del fascino, ma se ci immaginiamo la reale funzione di ciò che resta, l’atmosfera cambia drasticamente. Una vicenda, in particolare, attirerebbe l’attenzione di chiunque: è quella del mago Benato. Accusato di utilizzare la propria magia contro il marchese Leonello d’Este, venne condannato a morte e bruciato sul rogo. Consumatosi il fuoco, però, un terribile terremoto si abbatté sulla città e qualcuno pensò a Lucifero o alle forze degli inferi.
Ma non è questa l’unica storia a nascondere del macabro. Il 1744 è l’anno in cui a Mantova vide la luce un futuro fisico e ingegnere, Bartolomeo Chiozzi, giunto presto a Ferrara, dove prese casa in un grande e curato palazzo. Un giorno, rovistando in cantina, trovò un libro di formule magiche per invocare il demonio. E a questo punto le fonti si dividono: da un lato, sembrerebbe che Chiozzi avesse un fedele servitore di nome Magrino; dall’altro, pare che Magrino fosse addirittura il nome del diavolo che si materializzò dopo le invocazioni dello studioso. Dopo aver venduto l’anima al demonio, comunque, ed essersene pentito, mago Chiozzino, come iniziava a chiamarlo la gente, si recò alla chiesa di San Domenico per purificarsi, contro la volontà di Magrino, servo o diavolo che fosse, che per la rabbia assunse forma caprina e diede una zampata sulla porta.

La zampata del Diavolo "Magrino" detto l'Urlone


E ancora oggi, nell’attesa di poterci entrare, fermiamoci davanti all’entrata laterale. L’impronta del diavolo è il ricordo di esseri umani torturati e uccisi da altri esseri umani, un monito austero e tangibile per il futuro.