giovedì 4 agosto 2022

Gli Alberi sacri del Calendario Celtico - La Quercia

La quercia era gli alberi più sacri in Europa e fra i più conosciuti, poiché venerata presso innumerevoli popoli. Nella maggior parte dei casi, comprare in associazione a divinità celesti, ordinatrici, legate alla tempesta e al fulmine, non di rado a capo o in posizione di rilievo all’interno della gerarchia divina.

Per i Romani era considerato l’albero sacro a Giove, per i Greci a Zeus, fra i Celti al Dagda, a Perun fra gli Slavi e, sembra, a Thor fra i Norreni.
L’associazione al fulmine si spiega facilmente per via delle proprietà di questo albero, che attira i fulmini più semplicemente di altre specie, per via dell’altezza e dell’estensione dei suoi rami, e del legno ricco di acqua.
Proprio per l’estensione dei suoi rami, pari all’intrico delle radici, che si estendono in larghezza e fino a grandi profondità, si ritiene che per i Celti fosse considerato albero in grado di connettere il cielo, la terra e il mondo dei morti.

In ogni caso, per i Celti era sacro anche per altre ragioni, e forse non vi è albero che onorassero di più – al punto che il termine “druido”, usato per indicare i loro sacerdoti (maghi e guaritori), deriva da Dair, il nome attribuito alla Quercia. 

Duir significa porta e tale denominazione va in parallelo con l’idea che gli spazi sul tronco e i rami lasciati dai nodi della corteccia fossero porte su Elfame, (Il Paese delle fate Faerie, Scozzese Elfame, c.f. Vecchio norvegese Álfheimr) il regno del Piccolo Popolo. 



Per i Celti, la quercia era l’albero dei re, delle regine e dei poeti, simbolo di regalità, di concordia e di ispirazione alla verità.

Per i Druidi, la quercia era un albero così importante, che Plinio il Vecchio scrive:

I Druidi – così sono chiamati i loro maghi . Non hanno niente di più sacro del vischio e dell’albero che lo porta, sempre supponendo che tale albero sia la quercia.”

Il vischio infatti era ritenuto un segno divino, lasciato dagli Dei quando un fulmine colpisce la  quercia. Sempre Plinio il Vecchio ci informa che i rituali dei Druidi si tenevano in radure circondate da querce e si svolgevano soltanto in presenza di un ramo di quercia. 

Da qui, il vischio e la quercia entrano nell’uso del Neopaganesimo, come emblemi rispettivamente della metà oscura e della metà luminosa dell’anno – alla quale la quercia è associata, poiché a metà del mese di Duir del calendario arboreo, sviluppato da Edward Davies *e poi ripreso da Robert Graves, cade a Mezza estate.

Fra i Greci e i Romani, la quercia compare, per via dell’associazione al fulmine e alla tempesta, come albero sacro di Zeus e Giove, e secondo i Romani, in particolare nel periodo estivo, sarebbe stato possibile, ascoltando il vento fra le fronde dell’albero, udire la voce di Giove e trarre in questo modo auguri e presagi.

Se anche fra i diversi popoli il significato della quercia varia leggermente – fra i Celti era simbolo di regalità, mentre per i Romani di vittoria e onore militare – in tutta Europa la quercia simboleggia successo, onore, virilità, prosperità, forza, per la possanza del suo portamento. Trattandosi di una pianta sempreverde e molto longeva, in grado di vivere per secoli e secoli, è emblema anche di immortalità, durevolezza e buona salute, e si ritiene particolarmente ben augurale portare una ghianda in tasca, per attirare salute e fortuna. Invece, piantare una ghianda durante la luna nuova porta buona sorte e vigore; e metterla alla finestra protegge l’abitazione dai fulmini.

CORRISPONDENZE
Governato da: Giove
Elemento: Aria
Sacro a: Zeus, Giove, Perun, Dagda, Thor, divinità celesti legate al fulmine e alla tempesta
Utilizzo: rituali di prosperità, abbondanza, fortuna, denaro; per rafforzare la forza fisica, la virilità; attirare salute e guarigione; protezione e buona fortuna, potenza e stabilità; longevità e immortalità; saggezza e comprensione della verità

* Edward " Celtic " Davies (7 giugno 1756 - 7 gennaio 1831) è stato uno scrittore gallese e pastore anglicano il cui lavoro più influente ha esaminato le origini delle lingue celtiche e il significato della mitologia celtica . Divenne parte del recupero e reinvenzione ottocentesca della tradizione druidica .

Nato a Llanfaredd, nel Radnorshire , Davies ha frequentato il Christ College di Brecon (insieme al suo amico, lo storico Theophilus Jones ). Fu curato di Olveston , Gloucestershire e nel 1805 fu nominato rettore di Bishopston , Gower .

Davies ha prodotto una serie di raccolte di poesie e opere teatrali, ma sono stati i suoi scritti sul mito e sulla storia ad avere maggior successo. Influenti nel loro tempo e in seguito, le sue opere storiche sono selvaggiamente imprecise e speculative per gli standard moderni. Non parlava correntemente il gallese e usava fonti e congetture inaffidabili nel suo tentativo di far corrispondere il mito celtico con la storia biblica . Ma a differenza del suo contemporaneo Iolo Morganwg , Davies non era colpevole di contraffazione deliberata ; infatti fu uno dei pochi all'epoca a sospettare di alcune opere di Iolo, che sfociarono in una faida letteraria tra loro. Tuttavia, come la maggior parte dei suoi contemporanei, Davies si affidò ad una serie di lavori  fraudolenti di Iolo, che minarono ulteriormente l'affidabilità del suo lavoro. 

Tuttavia pubblicò un discorso sull'autenticità di Ossian nel 1825. Un appassionato lettore dei libri di Davies che era interessato alle sue teorie era William Blake . Lo status di Davies ai suoi tempi è dimostrato dal fatto che fu uno dei primi dieci scrittori selezionati dalla neonata Royal Society of Literature a ricevere l'onore di "Companion of Literature" nel 1823.

 

Il Calendario degli Alberi

 

Il calendario dell'albero lunare dei Celti è stato a lungo fonte di controversie tra gli studiosi celtici. Alcuni sostengono addirittura che non abbia mai fatto parte del vecchio mondo celtico, ma che sia stata un'invenzione dell'autore/ricercatore Robert Graves. I druidi sono generalmente accreditati da altri ricercatori per aver creato questo sistema. Sembra che non ci siano prove accademiche per dimostrare il contrario, tuttavia molti pagani celtici ritengono che il sistema risalga al tempo dell'influenza druidica sulle questioni religiose celtiche. Probabilmente è ragionevole credere che la verità stia da qualche parte tra questi tre estremi. È molto probabile che il sistema di alberi esistesse, con piccole variazioni regionali, prima dell'epoca dei druidi che lo sperimentarono, scoprirono le proprietà magiche di ogni albero e codificarono tutte le informazioni nel sistema che abbiamo oggi, ma accetto precisazioni da chi ne sa più di me.



In ogni caso siamo ancora nel periodo della Luna della Quercia, periodo in cui gli alberi stanno iniziando a raggiungere le loro fasi di piena fioritura.

La quercia è forte , potente e tipicamente imponente su tutti i suoi vicini. Il Re della quercia regna durante i mesi estivi, e questo albero era sacro ai druidi. I Celti hanno chiamato questo mese Duir, che alcuni studiosi ritengono significhi 'porta', la radice della parola 'druido'. La Quercia è collegata agli incantesimi di protezione e forza, fertilità, denaro e successo e buona fortuna. Porta una ghianda in tasca quando vai a un colloquio o a un incontro di lavoro; ti porterà fortuna. Se prendi una foglia di quercia che cade prima che cada a terra, rimarrai in salute l'anno successivo.

Le nostre Bacchette Magiche

 











martedì 2 agosto 2022

Gli Gnomi

 

Nell'ambito della magia e dell'alchimia il termine gnomo venne introdotto da Paracelso dopo il 1493, nel suo Liber de nymphis, sylphis, pygmaeis et salamandris (ma stampato per la prima volta in italiano nel XVIII secolo), per indicare uno spirito ctonio, mentre in seguito il termine è stato adottato nel folklore europeo e utilizzato nella letteratura fantasy per designare spiritelli legati alla terra.

Paracelso fu il primo a menzionare gli gnomi, facendone derivare il nome dalla radice greca gnosis («conoscenza»). Paracelso considerava gli gnomi spiriti della terra e del sottosuolo, e sosteneva che potessero spostarsi all'interno del terreno con la stessa facilità con cui gli uomini camminano sopra di esso. Inoltre, sempre secondo Paracelso, i raggi del sole hanno il potere di trasformare gli gnomi in pietra. Tutti questi elementi sono anche tipici dei nani della mitologia nordica; queste due figure sono in effetti spesso sovrapposte e difficilmente distinguibili anche nel folklore e nella letteratura fantasy. Talune fonti confondono anche gli gnomi con altre creature fantastiche (soprattutto dei boschi), per esempio elfi e goblin.


Nel folklore europeo, gli gnomi (detti piccolo popolo o erroneamente anche folletti) sono creature fatate simili a uomini minuscoli. Sono tradizionalmente rappresentati come baffuti e barbuti, e a volte dotati di caratteristici cappelli a cono, spesso di colore rosso. Abitano nei boschi, e sono (come fate ed elfi) strettamente legati alla natura in cui abitano.

Gli gnomi appaiono frequentemente nelle fiabe della tradizione folcloristica germanica (e, per esempio, nei racconti dei fratelli Grimm); sono generalmente rappresentati come vecchietti minuscoli e burberi, che vivono sottoterra.

Uno dei testi moderni più celebri sugli gnomi è il libro Gnomi (Leven en werken van de Kabouter) pubblicato nel 1976 dall'illustratore naturalistico olandese Rien Poortvliet e di Wil Huygen, che ne descrisse minuziosamente ("pseudoscientificamente") usi e costumi, corredando la sua opera di illustrazioni che sono entrate nell'immaginario collettivo come rappresentazioni tipiche del "piccolo popolo".

Tolkien ha usato il termine "gnomo" in alcune opere giovanili per indicare la seconda delle tre schiere degli elfi che intrapresero il loro viaggio verso Valinor; nelle successive stesure dei suoi racconti Tolkien attribuì alla seconda schiera il nome di Ñoldor. Un'eco di tale precedente denominazione del popolo Noldor si ritrova nelle appendici del romanzo Il Signore degli Anelli nelle quali Dama Galadriel viene definita la più grande tra le donne gnomiche.

Molte razze di gnomi italiani sono descritte nel libro Il fantastico mondo degli gnomi di Dario Spada.

Nel libro Ardusli e gli gnomi dell'Appennino, Giovanni Zavalloni descrive un piccolo popolo che vive in una valle segreta dietro una cascata dell'Appennino Tosco-Emiliano.

Gnomi molto primitivi sono quelli "di caverna" raccontati da Francesca D'Amato nei libri Gnomi di caverna: i custodi dei tesori del sottosuolo e Avventure sotterranee per gnomi di caverna. Questi gnomi, ispirati al folklore alpino italiano, vivono sottoterra, coltivano radici, custodiscono tesori, sono coperti di pelliccia e non usano vestiti.


Nel Bellunese si tramandano le storie legate al mazaròl, un benevolo ma altrettanto suscettibile e vendicativo gnomo. Ad Asiago (VI) e in tutto l'Altopiano dei Sette Comuni da secoli vivono i sanguinelli o salvanelli, creature accomunabili agli gnomi e ai folletti che vivono tra le rocce e nelle tane ricavate alla base degli alberi. Esseri positivi e amichevoli, i sanguinelli di Asiago e dei Sette Comuni si limitano a fare degli scherzi agli esseri umani. "Pèrdarse nela pèca del sanguinèlo" significa "smarrire la strada dopo aver calpestato l'impronta del sanguinello". Gli gnomi dell'Altopiano rappresentano il collegamento tra i sanguinelli e le altre creature fantastiche dei boschi con il genere umano, anche con un'azione tesa alla riscoperta della fantasia e al rispetto dell'ambiente naturale.

Nel libro Racconti Ritrovati del Re Adriano, Giovanni Borghese riporta degli Gnomi in Polesine. In particolare, si racconta di quattro Gnomi Arcani: RaudigoCaleigoVeimena e Atra. Questi Gnomi sono collegati al mito fondativo del Re Adriano (o Atrio) e del Bombasìn, altro personaggio leggendario e del folclore delle zone della Bassa Veneta. Dal testo, emerge come gli Gnomi siano al contempo spiriti naturali e la personificazione di tutti i racconti di un luogo, verbali e non, attraverso le ere e i secoli, portatori di sapienza e saggezza.

Sull'Appennino bolognese, in particolare tra Loiano, Monghidoro, Monterenzio, Monzuno e San Benedetto Val di Sambro, si narravano leggende di piccoli esseri, chiamati Barabén, oppure Barabanén, o anche MazapéccSèltapécc o più semplicemente spìrit, che avevano l'abitudine di giocare scherzi di ogni genere ai viandanti sui sentieri boschivi.

In Val Cavargna, in Provincia di Como si sono conservate nella tradizione popolare alcune leggente sui folletti locali, chiamati Bragola e Pelus di Kongau. Questi folletti sono esseri di piccola statura dalle lunghe braccia, pelosi, simili a scimmie, velocissimi ad intrufolarsi ovunque, coperti da pochi abiti a brandelli e con occhi piccoli e scintillanti. Per ricordare questa tradizione è sorto un villaggio degli gnomi presso l'Istituto Comprensivo di Como-Prestino-Breccia posto nei pressi del Parco Metropolitano Spina Verde. Ogni anno vengono effettuate diverse attività all'interno di questo percorso di GnomoTino che è gemellato con quello di Gnomo Mentino a Bagno di Romagna nell'Appennino Tosco-Romagnolo.

In Campania, in Lucania e specialmente in tutta la Calabria Citeriore è conosciuto uno gnomo chiamato Monaciello o Monachiellu. In particolare in Sila, viene immaginato con piedi rotondi. Egli vive nelle soffitte delle case antiche o nei dirupi di case in rovina, in cui si manifesta soprattutto di notte mediante degli inspiegabili scricchiolii. È molto dispettoso e se si arrabbia compare di notte al capezzale dei letti "tirando" per i piedi i malcapitati mentre dormono. Può anche portarli nel regno dei morti se è davvero offeso.

A Paola, un comune della Calabria in provincia di Cosenza che si affaccia sul Mar Tirreno, vive "u Baganiedd", conosciuto anche come Baganiello, un omino tarchiato dalle fattezze primitive. Porta un cappello, ha una mano fatta di paglia e l'altra di ferro. Custodisce un grande tesoro e si dice che chi riesca a catturarlo riceverà in dono tutto il suo oro.

Nell'isola di Sardegna le tradizioni e leggende legate all'arcano, agli spiriti e alle creature fantastiche sono numerose, e quelle che riguardano gli gnomi si perdono nella notte dei tempi. Tra queste, si ricorda la foresta degli gnomi nel paese di Villacidro, che prende forma durante i 24 giorni dell'Avvento. I nomi degli gnomi di Sardegna inoltre variano da paese a paese: a Sassari si trova il Pindacciu di li setti barretti, mentre nel Logudoro si incontra la creatura detta Ammuttadore. Altri spiritelli associati agli gnomi sono i Mazzamurreddus, i Baottus, i Maschingannas (questi ultimi spesso confusi con i Tialus, i demoni), gli Arestes e così via.

Ogni paese e ogni zona dell’Europa racconta gli gnomi con caratteristiche diverse. Ad esempio, secondo la tradizione Irlandese, i “Leprechaun”, che è il modo in cui chiamano queste simpatiche creature, camminano per i boschi, portando con sè sempre una bisaccia. E si tratta di una bisaccia magica: essa infatti contiene uno scellino (oggi si dovrebbe dire un euro). Ogni volta che viene spesa la moneta, magicamente se ne ritrova un’altra sempre nella stessa borsa a tracolla. Nella cultura germanica sono principalmente i fratelli Grimm che hanno raccontato degli gnomi.