L'incantesimo
delle nove erbe, in inglese moderno Nine Herbs Charm, è
un incantesimo in antico inglese del 9° o 10° secolo registrato nel
manoscritto Lacnunga (una raccolta di metodi
pagani di cura) del 10° secolo (Gordon, R. K., Anglo-Saxon
Poetry, Everyman's Library #794, 1962, M. Dent & Sons, LTD).
L'incantesimo è inteso per il trattamento dell'avvelenamento e
dell'infezione tramite una preparazione con nove erbe.
I numeri nove e tre sono citati numerose volte all'interno
dell'incantesimo e sono numeri significativi nel paganesimo
germanico, e più tardi nel folklore germanico (Macleod, Mindy; Mees,
Bernard, Runic Amulets and Magic Objects, Boydell
Press, 2006).
Il poema contiene riferimenti sia a elementi pagani inglesi che ad
elementi cristiani, incluso un cenno alla divinità principale
germanica, Odino.
Secondo R. K. Gordon, il poema è "sicuramente qualcosa di
anticamente pagano che è stato soggetto alla censura cristiana"
(Gordon, R. K., cit.).
Malcolm Laurence Cameron propone un valore psicologico per il
componimento, sostenendo che cantare i suoi versi risultava, per gli
"antichi" pazienti, in un "effetto meravigliosamente
incantatorio" (Cameron, Malcolm Laurence, Anglo-Saxon
Medicine, Cambridge University Press, 1993).
L’incantesimo fa riferimento a nove erbe: Mucgwyrt
(Artemisia vulgaris), Attorlaðe
(identificata da R. K. Gordon (op. cit.) come il giavone
(Echinochloa crus-galli), definita da altri come betonica
comune (Stachys officinalis), Stune
(Cardamine hirsuta); Wegbrade (piantaggine,
ovvero Plantago sp.); Mægðe
(Matricaria, ovvero camomilla), Stiðe (ortica;
Urtica sp.), Wergulu (melo; Malus
sp./Pyrus sp.), Fille (timo; Thymus
sp.) e Finule (finocchio selvatico; Fœniculum
vulgare).
Alla fine dell’incantesimo vengono date istruzioni in prosa per
prendere le suddette erbe, pestarle fino a polverizzarle, mischiarle
poi con sapone vecchio e succo di mela.
Ulteriori istruzioni indicano di fare una pasta di cenere e acqua,
bollire il finocchio nella pasta, mischiarla ad uovo battuto -
entrambi prima e dopo l’applicazione del balsamo preparato -.
Inoltre, l’incantesimo indica al lettore di cantare le parole tre
volte per ognuna delle erbe, mela inclusa, prima che esse siano
preparate, mentre si mettono nella bocca del ferito, su entrambe le
orecchie, e sulla ferita stessa prima dell’applicazione del
balsamo.
Il poema contiene una delle due menzioni di Odino in antico
inglese (l’altra è Maxims I nell’Exeter Book).
Il testo indica quanto segue:
“un serpente giunse strisciando, morse un uomo.
Poi Odino prese nove rametti gloriosi, distrusse il serpente così
che esso volò via in nove parti.
Poi la mela fece sì da passare attraverso il veleno, così che il
serpente non sarebbe più entrato in casa”.
Alcuni hanno suggerito che questo passaggio descrive Odino che
chiede aiuto alle erbe tramite l’uso da parte sua dei nove rametti,
su ognuno dei quali era stata incisa l’iniziale del nome della
pianta in caratteri runici (Mayr-Harting, Henry, The Coming
of Christianity to Anglo-Saxon England, 1991, Penn State Press).
Il testo consiste di tre parti: l'incantesimo delle erbe, la
formula magica e la ricetta.
Ci si rivolge a turno a nove erbe e vengono dati i motivi per
l'azione da intraprendere. Quest'ultimo aspetto è spesso fatto per
analogia: la resistenza della piantaggine ai bordi della strada, ad
esempio, dovrebbe essere trasferita al paziente:
Ond þu, wegbrade, wyrta modor,
eastan Openo, innan mihtigu;
ofer dE crætu curran, ofer dE cwene reodan,
ofer dE bryde bryodedon, ofer þe fearras fnærdon.
Eallum þu Thon wiðstode and wiðstunedest;
swa ðu wiðstonde Attre and onflyge
and þæm Ladan þe lond geond Fered
"E tu, piantaggine, madre delle erbe,
aperta a oriente, potente dentro;
carri passano su di te, la regina cavalca su di te,
urlano su di te le spose, rumorosi buoi.
Tu puoi resistere a tutto e resistente rimani in piedi;
così tu puoi resistere ad ogni veleno e contagio
e all'odiato (il nemico) che attraversa il paese"
(versi 7-13).
È stato possibile identificare chiaramente le erbe solo in parte:
mucgwirt = inglese Mugwort, latino Artemisia
vulgaris (artemisia)
wegbrade = inglese Plantain, latino Plantago
maior (piantaggine)
stune = inglese Lamb's cress, latino Cardamine
hirsuta ma anche inglese Corn salad, latino Valerianella
locusta, ma anche inglese Watercress, latino Nasturtium
officinale o Rorippa
nasturtium-aquaticum (crescione)
stiðe = inglese Nettle, latino Urtica
dioica e Urtica urens (ortica)
attorlaðe = inglese Betony, e anche Bishop word
o Woundwort, latino Stachys betonica, Betonica
officinalis (betonica comune), oppure inglese Black
nightshade, latino Solanum nigrum (morella
comune), oppure inglese Viper's Bugloss, latino Echium
vulgare (viperina azzurra), oppure inglese Cock's Spur
Grass, latino Panicum crus galli e Echinochloa
crus-galli (giavone)
mægðe, inglese Chamomile o anche Mayweed o
Maythe, latino Anthemis cotula o Matricaria
(camomilla)
wergulu, inglese Crab-apple o Wood-sour Apple,
latino Pyrus malus (mela selvatica)
fille, inglese Chervil, latino Anthriscus
cerefolium (cerfoglio)
finule, inglese fennel, latino Foeniculum
vulgare (finocchio selvatico o finocchietto).
Queste erbe aiutano contro il veleno dei serpenti e dei vermi e
contro le infezioni, stando alla formula magica.
Nella seconda parte del testo si racconta di come Odino ha
abbattuto un serpente spezzandolo in nove pezzi, e ci sono tutte le
malattie e i veleni elencati in ripetizioni a mo' di formule, contro
le quali vengono elencate le erbe che aiutano la guarigione. Il
potere della benedizione ovvero l'impressione di una raccolta di
ricette splendono attraverso le righe di questo antico incantesimo
germanico (Alfred Philipsson, Germanic paganism among the
Anglo-Saxons, publishing B. Tauchnitz, Leipzig 1929. S. 153).
Gli incantesimi anglosassoni mischiano, sembra, la magia con la
medicina, il folklore pagano con il cristianesimo, la scienza con il
miracolo - sebbene tali distinzioni (che, come tutte le differenze,
hanno qualcosa di artificiale in realtà) non sarebbero piaciute ai
progenitori anglosassoni, cristiani o no -.
Nella filosofia medico-magica degli antichi Germani i serpenti
(wyrmas) ed il loro veleno (attor) sono agente
simbolico di malattia e dolore. In effetti, molte antiche poesie
indoeuropee celebrano la sconfitta dei serpenti da parte di divinità
o di eroi, dall'indiano Rg Veda alle storie norrene dell'uccisione,
da parte di Þórr, del Miðgarðsormr (il serpente del mondo). Lo
stesso poema Beowulf si conclude con l'eroica lotta di
Beowulf con il dragone, probabilmente un'eco inglese dello stesso
racconto primordiale indoeuropeo che sta dietro alla lotta di Indra
contro Vrtra (Rg-Veda I.32, I.80).
Appare qui una fusione o sincretismo tra magia/teologia/folklore
germanici pre-cristiani (ad esempio il serpente inteso come malattia,
il sacrificio di se stesso da parte di Odino come sciamano per il
mistero delle rune) ed il mito cristiano (ad esempio Cristo sulla
croce, la mela ed il serpente). Infatti, la distinzione tra Cristo e
Odino è oscurata ulteriormente dal riferimento al "signore
appeso", apparentemente Cristo sulla croce, ma che richiama il
sacrificio di Odino su se stesso per cui si è appeso ad un albero
per nove notti (nove erbe?) e si è trafitto con la sua stessa
emblematica lancia per acquisire la conoscenza dei misteri delle rune
(Hávamál 138-9 nell'Edda antica).