In questo Blog conservo e presento i miei lavori, dalla pittura alla lavorazione di ferro e legno. Realizzo articoli che nascono da emozioni ed entusiasmi, da pensieri e necessità; li creo dall'idea dandogli forma, facendoli passare dall'imago mentis alla materia perchè possano accompagnare nella via della vita. Magica e non...
martedì 25 luglio 2023
Piccolo video di Bottega Magica!
sabato 8 luglio 2023
I Filid -
Chiamati anche "fili" , (antico gaelico: "veggente") plurale filid , poeti professionista nell'antica Irlanda i cui doveri ufficiali erano conoscere e preservare i racconti e le genealogie e comporre poesie che ricordassero la gloria passata e presente della classe dirigente.
I filid costituivano una grande classe aristocratica, costosa da mantenere, e furono severamente censurati per le loro stravaganti richieste ai mecenati già nell'assemblea di Druim Cetta (575); furono difesi all'assemblea da San Colombano .
Il loro potere non venne mai controllato dal momento che avevano il potere di far rispettare le loro richieste attraverso la minaccia del temuto "lampoon" ( áer), o la maledizione del poeta, che non solo poteva danneggiare la reputazione di un uomo ma, secondo un'antica credenza diffusa, poteva causare danni fisici o addirittura la morte.
Sebbene
per legge un fili poteva essere sanzionato per abuso
dell'áer , la
fede nei suoi poteri era forte e continuò nel tempo...
Dopo la cristianizzazione dell'Irlanda nel V secolo, filid assunse
la funzione poetica dei Druidi ormai definiti fuorilegge, la potente classe di colti Celti
pagani. I filid erano spesso associati ai monasteri,
che erano i centri di apprendimento.
I Filid erano divisi in sette classi. Uno dei gradi inferiori e meno istruiti era bardo . Il voto più alto fu lo ilollamh, raggiunto dopo almeno 12 anni di studio, durante i quali il poeta doveva dimostrare di padroneggiare più di 300 metri difficili, 250 storie primarie e 100 storie secondarie.
Poteva
quindi indossare un mantello di piume di uccello cremisi e portare
una bacchetta magica. Sebbene all'inizio il filid scrivesse in una
forma in versi simile al verso allitterativo prevalente nelle lingue
germaniche , in seguito svilupparono intricate regole di prosodia e forme
di versi rigide e complicate, la più popolare delle quali era il debide (moderno
irlandese deibide, "tagliato in due”), una
quartina composta da due distici, legati dalla rima di una sillaba accentata
con una non accentata.
Dopo il VI secolo, ai filid fu concessa di possedere della
terra. Erano tenuti non solo a scrivere poesie ufficiali, ma anche a
istruire i residenti della zona in diritto, letteratura e storia
nazionale. Queste sedi di apprendimento costituirono la base per i
successivi grandi collegi bardici.
Nel XII secolo i filid composero poesie liriche sulla natura e poesie personali che lodavano le qualità umane
dei loro mecenati , in particolare la loro generosità, piuttosto che
le gesta eroiche o degli antenati . Non aderirono più
rigorosamente alle regole stabilite della prosodia. La distinzione tra i fili e
il bardo venne gradualmente a sparire; il filid lasciò il
posto alla supremazia dei bardi nel XIII secolo.
Imbas Forosnai - L'ispirazione poetica dei Filidh
Nell'antica
Irlanda esisteva un rituale chiamato Imbas
Forosnai che i filídh, poeti o veggenti, praticavano per ottenere
l'ispirazione visionaria. Sarebbe un dono di divinazione o “capacità
di vedere oltre” praticato dai Bardi dell'antica Irlanda .
In irlandese antico, Imbas significherebbe
"ispirazione" e si riferisce specificamente al sacro slancio poetico che si credeva fosse posseduta dai filídh che
in antico irlandese significa “poeti ispirati e visionari”, considerati
come successori dei druidi, poiché l'antica
tradizione gaelica era orale e la saggezza veniva tramandata con il
passaparola.
Ai tempi della
legge Brehon (in gaelico brehon significa druido
giudice) in Irlanda, i poeti erano anche i legislatori, poiché la
legge era cantata in versi. Questa antica tradizione orale è stata
parzialmente trascritta dai druidi di Tara e San Patrizio nel IV secolo nel
Senchus Mór). La legge brehon del vecchio ordine gaelico è sopravvissuta
da tempo immemorabile in Irlanda fino al XVII secolo.
Forosnai significa
"illuminato" o "ciò che illumina". Le descrizioni
delle pratiche associate a Imbas forosnai si
trovano nel glossario di Cormac e nella
mitologia associata all'eroe Fionn mac Cumhaill . Nel Táin Bó Cúailgne, la poetessa
Fedelm usa i suoi imbas forosnai per
predire l'esito di una battaglia. Imbas forosnai prevedeva
che il praticante si impegnasse in tecniche di deprivazione sensoriale per
entrare in trance e ricevere risposte o profezie.
Si trattava di un rituale usato per invocare stati alterati di coscienza e
ottenere ispirazione visionaria, o manifestazione che illumina . Una
delle più antiche testimonianze scritte di Imbas Forosnai proviene dal Sanas
Cormaic, scritto nel 908 d.C.
A quel tempo le vecchie usanze pagane e druidiche erano già state costrette alla clandestinità, o assimilate, a causa dell'avvento del cristianesimo. Imbas Forosnai è anche spesso menzionato nel ciclo mitologico feniano molto più antico, An Fhiannaíocht, del II secolo d.C., ed è citato nello stesso Senchus Mór, la più antica legge gaelica scritta sopravvissuta.
Nelle
tradizioni celtiche, la poesia è sempre servita come
principale mezzo di trasmissione della verità spirituale. I testi celtici
distinguono tra la poesia normale, che è solo una questione di abilità appresa,
e la poesia "ispirata", che è vista come un dono degli dei .
Alcuni studiosi
di ricostruzione celtica sono coinvolti nella rinascita
delle pratiche connesse con Imbas forosnai.
venerdì 7 luglio 2023
Certificati vidimati con Ceralacca
Quando termino una creazione importante, come un Bastone del Viandante, un Bastone Magico o una Bacchetta, allego sempre un Certificato che ne attesta l'Handmade.
Ogni pezzo è unico e non fatto in serie, quindi assume quelle caratteristiche di originalità analoghe ad un vero e proprio atto Magico.
Quale migliore garanzia se non un sigillo in ceralacca con il simbolo della Bottega Magica?
Il Seiðr - La Magia Odinica
Il seiðr (in italiano anche seid o seidhr) è un tipo di Magia Sciamanica di tradizione nordica e germanica che consentiva di assumere il fjölkungi, cioè "il più grande potere". Secondo la mitologia era una pratica di origine Vanir insegnata da Freyja a Odino. Buona parte della magia seiðr si basa sulla comunicazione con gli spiriti e potremmo trovare qualche analogia con il concetto di Mana melanesiano. Il seiðr permetteva di prevedere il futuro, ma anche di dispensare morte, sventura e malattia. Con la pratica del seiðr era infatti possibile privare un individuo della sua forza e della sua intelligenza per trasmetterle a qualcun altro.
La parola seiðr si crede derivi dal proto-germanico *saiðaz,
collegato al lituano saitas "segno, predizione",
derivante dal proto-indoeuropeo *soi-to- "corda"
e la sua radice seH2i- "legare": Tuttavia
non risulta chiara la connessione con la pratica del seiðr. Si
pensa che forse corde o lacci venissero usati durante le sedute del seiðr.
È anche stato fatto un collegamento con il finlandese soida, "suonare uno
strumento". Questo collegamento oltre a sottolineare l'importanza della
musica in questo rito, potrebbe indicare la filiazione della magia nordica da
quella finnica e sami.
Nell'antico inglese i termini correlati sono siden e sidsa, entrambi conosciuti solo in contesti in cui sono gli elfi (ælfe) a praticare questa magia o qualcosa di simile al seiðr. Le parole più usate in antico inglese per indicare chi pratica la magia erano wicca (al maschile) e wicce (al femminile), da cui deriva il moderno inglese "witch".
È una pratica stregonica di origine sciamanica
utilizzata da singole individualità, quasi sempre di sesso femminile. Infatti
sebbene le attestazioni riguardanti i caratteri e le tecniche rituali non
risultino facilmente reperibili, sembra che gli "atteggiamenti
femminili fossero tanto numerosi che gli uomini si vergognavano di praticarla;
allora si insegnò quest'arte alle sacerdotesse" (cit.
Lanczkowski). Nella Lokasenna, Loki viene accusato dagli altri
dèi di praticare il seiðr e quindi di tenere atteggiamenti
effeminati, Loki risponde facendo notare che anche Odino si è
accostato al seiðr. Un uomo che faceva uso del seiðr era
chiamato seiðmaðr ed era visto come non virile ed effeminato,
perciò chiamato ergi (o argr), cioè giumenta,
e niðr, una delle peggiori accuse che potesse essere rivolte a un
uomo. Tradizionalmente il seiðr non distingue tra magia buona
o cattiva e non concerne la pratica magica delle rune.
Chi praticava la magia era definito in vari
modi: seiðkona (donna che usa il seiðr), seiðmaðr (uomo
che pratica il seiðr); spákona (donna che prevede il futuro); völva.
Snorri Sturluson riporta le origini mitologiche
del seiðr nella Saga degli Ynglingar. Egli connette
il seiðr con le divinità Vanir: nella fattispecie è Freyja che
ha insegnato il seiðr agli Æsir. Il termine è usato anche
nel moderno paganesimo Ásatrú per indicare la pratica magica.
Il seiðr faceva uso di incantesimi (galðrar,
sing. galðr) e a volte di danze.
Le donne che praticavano questa magia appartenevano a
livelli piuttosto alti della società e forse ricoprivano altri importanti
ruoli. Per invocare l'aiuto di divinità o spiriti potevano fare affidamento
anche ad altre persone. Alcuni testi suggeriscono che il seiðr veniva
usato soprattutto in momenti di crisi che potevano essere risolti attraverso la
predizione del futuro o la maledizione dei nemici. Da qui si evince che
il seiðr poteva avere una valenza positiva ma anche un grande
potere distruttivo che poi ebbe il sopravvento soprattutto con l'avvento
del Cristianesimo.
Un oggetto molto importante era il seiðstafr,
un bastone di metallo che apparteneva alle seiðkonar e veniva
probabilmente usato durante i rituali. Qui potrebbe esservi un collegamento con
le völva, profetesse che derivavano il loro nome appunto dal fatto
di portare un bastone (o scettro, völ). Un interessante
rinvenimento archeologico nell'isola di Öland, la cosiddetta tomba
della signora di Öland, conteneva i resti di una donna sepolta insieme a
uno scettro di 82 cm fatto di ferro, con dettagli di bronzo e in cima il
modellino di un edificio. Inoltre, la donna era vestita con una pelliccia
d'orso ed era seppellita in una nave insieme a sacrifici animali e umani.
Relazioni Letterarie
Oltre al già citato Lokasenna, il rituale
del seiðr compare anche in altri testi, soprattutto
nelle saghe.
Saga di Eiríkr Rauðri
In questa saga del XIII secolo, nel capitolo 4,
compare una völva di nome Thorbjǫrg (lett. Protetta da
Thor. Il suo abbigliamento viene descritto in modo molto dettagliato e si
dice che in quel periodo in Groenlandia vi era un particolare momento di
carestia:
«In quel tempo vi era una grande carenza in
Groelandia. Quelli che erano partiti per pescare avevano catturato molto poco e
alcuni non erano tornati. Nell'insediamento viveva una donna di nome Thorbjǫrg.
Era una profetessa (spákona) e la chiamavano Piccola Veggente (lítilvölva).
Thorbjǫrg era vestita con un mantello azzurro [...] ed era intarsiato di gemme quasi
fino alla gonna, e al collo portava perline di vetro. Sulla testa portava un
cappuccio di pelle d'agnello foderato d'ermellino. In mano portava uno scettro
(staf í hendi) con un'impugnatura; era ricoperto di ottone e ornato di gemme
attorno al manico. [...] Possedeva una grande borsa di pelle dove conservava i
talismani necessari alla sua conoscenza. Ai piedi portava scarpe di pelle di
vitello [...] Alle mani portava guanti di ermellino, bianchi e foderati
all'interno. [...] Li pregò di portare da lei quelle donne che conoscevano gli
incantesimi conosciuti come Varðlokur.»
(Saga di Erik il Rosso)
Tra queste donne vi era una certa Guðrið che rifiutò
di prendere parte al seiðr perché cristiana. Guðrið disse che,
sebbene non fosse esperta di questi canti, la sua madre adottiva Halldís le
aveva insegnato i Varðlokur. Questo potrebbe significare che le
conoscenze e i rituali magici, quasi sempre nell'ambito femminile, erano
abbastanza noti e condivisi a una larga parte di persone. Poi viene descritto
il rituale:
«"Le donne formarono un cerchio e Thorbjǫrg salì
sull'impalcatura e il saggio preparati per i suoi incantesimi. Poi Guðrið
[costretta a partecipare comunque al rito] cantò il Varðloka in modo così bello
ed eccellente che sembrava che nessuno prima di allora avesse sentito una voce
così bella come adesso. La spákona la [Guðrið] ringraziò per il canto."»
(Saga di Erik il Rosso)
Alla fine del seiðr Thorbjörg disse:
«E io adesso posso dire questo, che la carestia non
durerà a lungo e la stagione sta migliorando, con la primavera che avanza.
L'epidemia di febbre che ci ha oppressi sparirà più presto di quando avremmo
potuto sperare.»
Pietra runica di Skjern
Questa pietra runica si trova nel villaggio di Skjern in Danimarca e
risale all'epoca vichinga. È identificata come Danish Runic Inscription 81 o DR 81. Contiene una maledizione contro chi pratica il seiðr.
Il testo dice che la pietra è stata dedicata da una donna di nome Sasgerðr in memoria di Óðinkárr Ásbjǫrnson. Il nome Óðinkárr (uþinkaur) è un nome teoforico che si ricollega a Odino e forse a un culto iniziatico in cui si lasciavano crescere i capelli. Per questo motivo, è possibile che il signore (drott) menzionato sia proprio Odino, anche se è probabile si riferisca a un re o un uomo di rango (jarl o hersir).
Traslitterazione dal Runico al Latino
«A: Sasgærþr resþi sten,
Finnulfs dóttir at Oþinkor Asbiarna sun, þan dyra ok hin drottinfasta. B: Siþi
sa mannr æs þøsi kumbl of briuti»
«A: Sasgerðr, filia Finnulfi,
hunc lapidem erexit in memoriam domini inkárr filii sbjǫrn, domini sui probati
et fidelissimi.
B: Quisquis hoc monumentum
deleverit magus/siþi [maledictus]»
«A: Sasgerðr, figlia di Finnulfr, ha eretto questa pietra in
memoria di Óðinkárr figlio di Ásbjǫrn, stimato e leale al suo signore
B: Chi distruggerà questo monumento (sia) uno stregone/siþi [cioè sia maledetto]»
Il mana o manas è un termine che prende origine in Melanesia diffuso in molte lingue austronesiane (melanesiana e polinesiana) che generalmente significa «forza sovrannaturale», «potere spirituale», «efficacia simbolica», e può essere tradotto con «forza vitale».
Poteva essere accumulato in combattimento, con
l'arte della retorica, o mangiando un nemico. I grandi capi
tribù cercavano e possedevano grandi quantità di mana. Si
tratta anche di un termine hawaiano che significa «forza che viene da
dentro».
domenica 2 luglio 2023
Bottega Magica Shop
Bacchette Magiche, Ornamenti ritualistici, candele, piccole scatole portaincenso, Athame, Falcetti, Pentacoli di legno (Da Altare) o metallo (Da indossare)".
sabato 1 luglio 2023
venerdì 30 giugno 2023
Comodo Portatutto
Dopo una Battaglia, quando arrivi a casa stanco e non vuoi scatenare un'altra battaglia con la tua Volva, deponi Bracciali, Faretra e Barbarian Belt al loro posto. Dopo averli ovviamente puliti da sangue e fango ed ingrassati con abbondante grasso di cervo!
Bacchetta Magica - Mortem ad Extremum Magicum
Pronunciando la frase magica "In morte mutabis" neutralizzerai (Per sempre) il tuo nemico, attenzione perchè se il tuo avversario è armato di fucile le parti potrebbero invertirsi. Da quì il motto "Quando un Mago con la Bacchetta incontra un mago col fucile, il Mago acchetta è un Mago morto". Scherzi a parte, una Bacchetta è essa stessa un'arma, ma è inutile se non è caricata con l'intenzione di chi la adopera. Attento a chi usa l'odio per ferire o uccidere... ogni effetto ha una propria causa!
martedì 11 aprile 2023
Canale Youtube Bottega Magica!
Cliccando su questo link potrebe visionare i videodettagli delle mie creazioni direttamente da Youtube!