In questo Blog conservo e presento i miei lavori, dalla pittura alla lavorazione di ferro e legno. Realizzo articoli che nascono da emozioni ed entusiasmi, da pensieri e necessità; li creo dall'idea dandogli forma, facendoli passare dall'imago mentis alla materia perchè possano accompagnare nella via della vita. Magica e non...
martedì 11 aprile 2023
sabato 25 marzo 2023
martedì 14 marzo 2023
Shillelagh finito!
In legno di noce (Anziché in prugnolo) questo Shillelagh non ha nulla da invidiare a quelli Irlandesi! Ho volutamente lasciato quei piccoli licheni sull'impugnatura perché ritengo siano parte del ramo... Trasparente e via! Il monogramma di John Ronald Reuel Tolkien pirografato sotto il manico è in onore del Re della Letteratura Fantasy!
domenica 5 febbraio 2023
Imbolc
Imbolc (o anche Oimelc,o Imbolic) è l'antica festa irlandese del culmine dell'inverno, che cadeva tradizionalmente il 1º febbraio, nel punto mediano tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. La celebrazione iniziava tuttavia al tramonto del giorno precedente, in quanto il calendario celtico faceva iniziare il giorno appunto dal tramonto del sole.
Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando.
Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.
Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni, come detto precedentemente, iniziavano la vigilia).
L’etimologia del termine Imbolc (pronuncia Immol’c) è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali.
Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore”, "latte ovino", a indicare che in origine si trattava di una festa legata alle pecore da latte. In questo periodo venivano infatti alla luce gli agnellini e le pecore producevano latte. Il latte fresco, il formaggio, il burro e il siero di latte, per non parlare dei pasticci fatti con le code mozzate degli agnelli, costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per le persone anziane e i bambini, durante il gelo pungente di febbraio.
Mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione.
In epoca cristiana la festa di Imbolc venne equiparata alla Candelora. Poiché la festa pagana era sotto gli auspici della dea Brígit (poi cristianizzata in Santa Brigida d'Iirlanda), si trasformò nella ricorrenza di Santa Brigida. Nel mondo romano la Dea Februa (Giunone) veniva celebrata alle calende di febbraio.
La dea è conosciuta con vari nomi: Brigid (Irlanda), Brighid (Irlanda), Bridget (Irlanda) versione anglicizzata dell'originale gaelico. Brid, Bríd (Irlanda), Bride (Scozia), Brìghde (Scozia), ffraid (Galles), Breo Saighead, Berecyntia (Gallia), Brigan, Brigandu (Gallia), Brigantia, Brigantis (Bretagna), Brigindo (Svizzera).
Non è corretto tuttavia affermare che la festa cristiana della Candelora, celebrata il 2 febbraio, sia subentrata all'antica ricorrenza di Imbolc. Innanzitutto non esiste nessuna evidenza del fatto che Imbolc fosse celebrata in epoca pre-cristiana al di fuori dell'Irlanda (da cui provengono gli unici resoconti scritti), mentre la festa della Candelora ha origine nel bacino del Mar Mediterraneo. L'una e l'altra festa coincidono in quanto appartengono entrambe al calendario astronomico-stagionale, essendo il 1º febbraio il punto equidistante tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera.
I riti collegati a Santa Brigida ricordano che la Sposa (bride in inglese), dea della fecondità, sta per tornare: i pronostici legati ai rituali di inizio febbraio indicavano al mondo contadino se il ritono della primavera era imminente o tardivo e consentivano quindi di calcolare il tempo propizio per le semine.
Un modo per festeggiare la dea era preparare la croce di Brigid, è questa una delle più diffuse usanze irlandesi associate a St.Brigid. La costruzione della “Cros Bride” (Croce di St.Brigid) potrebbe aver avuto origine da un simbolo solare, non è difficile infatti scorgere in essa la somiglianza con una svastika. Secondo alcuni, la croce rappresenta anche la ruota dell’anno, sacra alle dee, che segna i cicli della natura. Ci sarebbe anche una corrispondenza dei quattro bracci della croce con i cosiddetti “quattro aspetti della dea”: la Vergine, la Madre, la Strega e la Vecchia Saggia.
La croce di St.Brigid viene tradizionalmente intrecciata nel giorno della vigilia del giorno della sua festa (la vigilia del 1° febbraio) e posta in casa, solitamente sulla porta, per benedire tutti quelli che entrano o escono, e per ottenere protezione della casa contro il fuoco e le malattie. Spesso una croce veniva posta nella stalla per proteggere gli animali e per assicurare la produzione del latte. In alcuni luoghi è diventata un simbolo di pace e benevolenza e veniva offerta come segno di un desiderio di amicizia e riconciliazione dopo una lite.
Nel neopaganesimo e nel paganesimo Imbolc è uno degli otto sabbat, che attualmente si celebra il primo o il 2 febbraio (quest'ultima data più utilizzata in America, forse per una confusione con la Candelora). Nell'emisfero sud si celebra in agosto.
FONTI:
- Wikipedia [ http://it.wikipedia.org/wiki/Imbolc ]
- [ http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_calend_imbolc.htm ]
- [ http://www.strie.it/Femm_CroceBrigid.html ]
venerdì 6 gennaio 2023
Le Rune
Le origini delle rune non sono certe. È probabile che derivino da una scrittura appartenente al gruppo delle cinque principali varietà di alfabeto italico, derivato dall'alfabeto etrusco. Questa tesi fa risalire la vera origine delle rune alla colonizzazione greca dell'Italia meridionale, in particolare alla città di Cuma, luogo di incontro tra greci ed etruschi, dove questi ultimi appresero l'alfabeto. Importanti iscrizioni furono scoperte nell'area alpina e prealpina. Scritture simili furono usate per il retico e il venetico. Alcuni studiosi ipotizzano che l'alfabeto runico derivi da quello venetico.
Le uniche iscrizioni runiche note eseguite con certezza in Italia si trovano nel Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia; e nelle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro a Roma, iscrizioni forse riconducibili ai pellegrinaggi anglosassoni e al periodo normanno in Italia meridionale. Testimonianze di segni runici sono in una fusaiola risalente a un periodo anteriore al VII d.C. rinvenuta a Belmonte, nel Canavese; ma è difficile attribuirne con certezza la produzione a qualche autore longobardo (il materiale potrebbe indicare la Pannonia come luogo di origine, presso cui i Longobardi dimorarono prima della migrazione in Italia; inoltre il segno <h>, che vi si legge chiaramente, era in uso presso i Goti). Un'altra iscrizione runica è su uno dei leoni originari della Grecia, testimonianza della presenza vichinga ad Atene, che successivamente, in età moderna, fu trafugato dai veneziani e attualmente si trova esposto nell'Arsenale di Venezia.
Il sostantivo norreno rún, attestato nelle iscrizioni, indica i singoli segni del fuþark ed è conservato nelle altre lingue germaniche antiche con il significato di "segreto", "mistero"; ancora, nella lingua tedesca, il verbo raunen significa "bisbigliare, sussurrare". Le rune sono una delle più importanti istituzioni culturali e linguistiche comuni alle popolazioni germaniche. Le prime iscrizioni runiche (II e III secolo d.C.) sembrano mostrare una lingua essenzialmente unitaria, quasi senza particolarità dialettali che poi saranno i tratti distintivi delle lingue germaniche, dimostrando che in questo periodo non era ancora avvenuta la seconda rotazione consonantica (zweite Lautverschiebung).
La tradizione scandinava attribuisce a Odino il dominio delle rune, quali sorgenti magiche di ogni potere e sapienza. Il mito della "scoperta" delle rune da parte del dio viene riferito in una strofa del poema eddico Hávamál, dove si legge:
«Lo so io, fui appeso
al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell'albero
che nessuno sa
dove dalle radici s'innalzi.
Con pane non mi saziarono
né con corni [mi dissetarono].
Guardai in basso,
feci salire le rune,
chiamandole lo feci,
e caddi di là.»
L'auto-sacrificio di Odino, qui descritto, nel quale il dio si sarebbe volontariamente impiccato ad un albero e trafitto con una lancia, rispecchia perfettamente le modalità dei sacrifici umani che venivano tributati al dio nella Scandinavia precristiana. Le vittime venivano infatti impiccate e quindi trafitte a colpi di lancia, come attestato ad esempio nella Saga di Gautrekr. L'Hávamál non specifica la natura dell'albero a cui il dio si sarebbe appeso, ma si ritiene comunemente di poterlo identificare con Yggdrasill, il frassino cosmico della mitologia norrena. Il nome significa "destriero di Yggr", dove Yggr, "terribile", è un epiteto dello stesso Odino. Il termine drasill, "destriero", è a sua volta leggibile nella letteratura scaldica come una kenning (metafora poetica) a indicare la forca alla quale venivano appesi gli impiccati.
Nel rito descritto si riconoscono anche motivi inerenti all'iniziazione sciamanica, derivati probabilmente dal mondo finnico. Si riteneva infatti che gli sciamani acquistassero i loro poteri di mediatori col mondo soprannaturale attraverso vari rituali di morte e rinascita, spesso descritti con tinte non diverse dal racconto dell'Hávamál.
martedì 27 dicembre 2022
La Tavola Oujia, una nuova creazione "Bottega Magica"
La tavola Ouija è un piccolo strumento usato per le comunicazioni medianiche, ideato nella seconda metà del XIX secolo e diventato famoso nella metà del XX secolo.
Inizialmente l'ideatore della tavola aveva attribuito l'origine della
parola a un antico termine egizio che significherebbe "buona
fortuna", sostenendo di averlo imparato durante una delle sue sedute. Più
tardi però è stato diffuso e ben più accettato il fatto che il termine
"ouija" derivi in realtà dall'unione di altre due parole, ossia
"oui" (francese) e "ja" (tedesco), che significano entrambe
"sì". Non è chiaro per quale motivo il nome della tavoletta sia stato
formato in questo modo.
Usata già dall'età antica - si ritiene infatti che lo stesso Pitagora
avrebbe usato uno strumento simile per comunicare con il mondo invisibile, ma
di tutto questo non esiste alcuna prova - essa non aveva un nome preciso ed era
composta solo dalle lettere dell'alfabeto, gli inventori ufficiali furono gli
uomini d'affari Elijah Jefferson Bond e Charles Kennard che ebbero l'idea di
brevettare una tavoletta con alfabeto stampato e di metterla in commercio il 28
maggio 1890.
Il suo funzionamento è molto elementare, gli officianti pongono delle
domande a presunte entità sovrannaturali che poi farebbero muovere l’indicatore
(sul quale tutti posano delicatamente il loro dito indice) puntando le varie
lettere che comporranno una frase, o una parola da interpretare e
contestualizzare.
La Ouija, chiamata anche «tavoletta spiritica», è nota al pubblico di
lingua francese grazie alle opere di Hippolyte Léon Denizard Rivail
(1804-1869), da tutti conosciuto con lo pseudonimo di Allan Kardec. Egli è
stato il padre dello spiritismo in Europa, il più celebre degli spiritisti
francofoni, il fondatore di quella che bisogna giustamente chiamare «la
religione spiritica». Ne consegue pertanto che la Ouija e il suo utilizzo sono,
nella mente popolare, indissolubilmente legati alla pratica dello spiritismo.
Il che non deve stupire, visto che quasi tutti i fruitori passati e presenti di
questo «supporto di chiaroveggenza» erano o sono degli spiritisti.
I fautori dello spiritismo si servono della Ouija per comunicare con gli
«spiriti dei disincarnati» e destinano allo stesso uso gli specchi neri, le
sfere di cristallo e tutti gli altri supporti di chiaroveggenza.
La Ouija è un supporto dove un oggetto (La Planchette, un piccolo “cursore”
tipo quello che vedete muovere sul vostro Computer) si sposta su una superficie
liscia sotto l’impulso dei movimenti inconsci di un medium (Movimenti
Ideomotori); e, dato che si tratta di un medium, si suppone che tali
spostamenti siano controllati da un’entità disincarnata.
Chi si può
effettivamente contattare attraverso la tavola di Ouija? Questa è
senz’altro una delle domande più frequenti tra coloro che si stanno
approcciando al misterioso mondo degli spiriti ed è proprio di spiriti che
parleremo in questo capitolo del nostro viaggio. La tavoletta Ouija è piuttosto
celebre per i numerosi episodi paurosi alla quale vengono collegati fantasmi rabbiosi
ed entità maligne visti al cinema, eppure il folklore cinematografico è ben
lungi dall’avvicinarsi alla realtà dei fatti!
Attraverso questo strumento, è possibile mettersi in contatto con una
moltitudine diversa e variegata di entità: dallo spirito dei defunti ai Demoni…
Per quanto
semplice possa apparire l’utilizzo della Tavola Ouija, anch’essa necessita di vedere
rispettare alcune regole basilari affinché l’esperienza possa svolgersi in
serenità e con il minor numero di potenziali imprevisti possibile. Come ogni
strumento magico e divinatorio, anche la Ouija ha bisogno di una forma di magia
cerimoniale che l’accompagni prima, durante e dopo ogni seduta spiritica,
quindi vediamo per la tavola ouija regole ed accorgimenti fondamentali:
• Sarebbe opportuno accendere candele ed
incensi.
• Pulire energeticamente l’ambiente
attraverso rituali di purificazione.
• Aprire il cerchio protettivo o
ricorrere a qualsiasi tipo di pratica abituale di schermatura dalle influenze
negative.
• Ricercare uno stato meditativo di
rilassamento totale affinché la propria mente possa preparasi meglio ad
accogliere le presenze spiritiche che vorranno comunicare.
• Aprire formalmente la seduta spiritica
come si farebbe di consueto durante qualsiasi rituale magico.
• Mantenere un atteggiamento
concentrato, equilibrato e soprattutto rispettoso nei confronti delle entità
che si presenteranno durante la seduta.
• Così come per la classica catena
spiritica, anche durante una seduta con la tavola ouija è imperativo non
staccare mai la mano dalla Planchette affinché non venga spezzato bruscamente
il collegamento con l’entità.
• Al termine della seduta, congedare
sempre gli spiriti in maniera formale ed attendere che anch’essi abbandonino la
seduta spingendo il cursore verso il cosiddetto “arrivederci”.
• Una volta chiusa la seduta, terminare
formalmente il rituale di bando come di consueto e purificare l’ambiente da
eventuali residui energetici.
Attenzione ad usarla, ogni oggetto magico è pericoloso se non lo si sa utilizzare correttamente!.
venerdì 23 dicembre 2022
domenica 18 dicembre 2022
Eccoci su My Business!
Buongiorno a tutti! Da oggi potrete trovarci anche su Google My Business! Ecco di seguito il Link con indicazioni stradali, foto ed altre informazioni su di noi!